black out in Cadore: i sindaci considerati meno di zero (lo dice il presidente del Bim, tale Manfreda)
Un vecchio adagio dice che “Chi alza la voce ha qualcosa da nascondere”. Non è sempre detto che sia così. Sentite comunque quel che dice l’arrabbiatissimo (mi immagino la belva furente) sindaco di Lozzo nonché presidente del Bim riguardo alla situazione venutasi a creare durante il black out in Cadore (neretto mio):
«Si tratta di decidere come andare avanti – spiega il presidente del Consorzio Bim, Mario Manfreda, sindaco di Lozzo – quali azioni legali intraprendere. […]».
Oltre alla strada della causa civile, c’è quella dell’esposto alla procura, per individuare le responsabilità. Manfreda è arrabbiato e molto: «Non è possibile che ancora adesso, a sette giorni dall’inizio dell’evento, non sappiamo cosa sia successo nei particolari, quali linee sono saltate, quali tralicci sono stati abbattuti. Non abbiamo avuto alcuna risposta. Nei primi due giorni non si sapeva neppure quanto sarebbe durata l’emergenza: un’ora, cinque ore, un giorno? Nessuna risposta, nessuna chiarezza. E questo è davvero incredibile. Anche perchè i cittadini hanno dato la colpa ai comuni, ai sindaci per la mancata comunicazione. E noi non sapevamo nulla».
“E questo è davvero incredibile”.
“Perché i cittadini hanno dato la colpa ai comuni, ai sindaci per la mancata comunicazione …”
“E noi non sapevamo nulla”.
Dunque, per tale Manfreda, la dose di incredibilità di tutto l’avvenimento non è da porsi in relazione al dramma umano consumatosi e che ha toccato le singole persone una ad una, ma va messo piuttosto in relazione alla colpa che loro, sindaci, si sono visti addebitare dai cittadini (ingiustamente, a suo dire) a cagione del fatto che loro stessi non sapevano nulla.
Avete capito?
Dichiarazione coraggiosa e, soprattutto, dalla parte dei cittadini. Diciamola tutta: è partita la strategia del “pariamoci il culo”.
Seguitemi. Diamo per certo che i sindaci non sapessero nulla (ma non sappiamo se per colpa loro o di altri). Quel che si capisce dal discorso, però, è che i sindaci non valgono un cazzo. Perché se non sapevano niente per colpa loro … chiaro no?, non varrebbero un cazzo per definizione; se invece non sapevano niente perché nessuno li ha chiamati per avvisarli di come stavano andando avanti le cose, perché nessuno ha detto loro in che condizioni ci saremmo venuti a trovare, vuol dire solo e semplicemente che i sindaci – per chi aveva il compito di chiamarli o di dare risposte alle loro domande – non valevano un cazzo. Ok, non valevano niente (ma capite che il significato non cambia).
Ma se stiamo insieme, diceva quello lì, “ci sarà un perché !!”. Perché dunque chi di dovere non ha dato ai sindaci le risposte che avrebbe dovuto dare? Maaaahh!! Può essere che neanche “chi doveva informare” avesse il quadro della situazione per poterlo fare. Il prefetto sostiene che i sindaci neanche l’hanno chiamato all’inizio. Probabilmente erano in modalità GSP, cioè in stand by, in modalità attendista.
Uno di questi giorni devo trovare il tempo per scrivere Il cantico del sindaco in modalità GSP o un poemetto di stile leopardiano dal titolo Canto di un sindaco errante del Cadore. Errante in luoghi che voi dovrete riuscire da soli ad immaginare con l’aiuto della vostra fantasia. Ma credo che per nessuno di voi sarà impresa granché difficile.
Per ora vi basti sapere che, nella circostanza data, con il conforto della deduzione da quanto affermato da uno di loro, possiamo dire che ai nostri sindaci è stato attribuito un valore prossimo a zero.