black out in Cadore: i peones interroganti
Piuttosto che se lo (la) menino è meglio che scrivano interrogazioni. E’ toccato (quasi) ad ognuno di loro, i peones bellunesi, sentirsi toccati nell’anima dalla necessità di chiedere lumi al governo sugli accadimenti legati alla appena passata tempesta di Natale. E’ come se una cometa, la cometa della Christmas storm, si fosse levata alta e splendente nel cielo ad indicare loro la giusta via (Bellot, De Menech, Piccoli dice che la farà, D’Incà ancora non si sa).
E’ probabile che i 13.866 euri che i peones bellunesi si mettono mensilmente in tasca netti di tasse, a fronte del loro costo totale (a carico ovviamente del contribuente) che è pari a 31.140 euri, rappresentino adeguato compenso per il disagio che, dobbiamo supporre, verrà loro cagionato dal vergare le interrogazioni in parola (va detto che nel M5S il compenso è in parte decurtato).
A ben vedere l’effetto che hanno avuto tutte le interrogazioni parlamentari e al governo relative al terremoto de L’Aquila, solo per fare un esempio di arte interrogatoria, stiamo già assaporando la fine di tutte le ingiustizie che stanno martoriando questo angolo di mondo e, pensate un po’, per cancellarle dalla faccia della Terra bastava presentare un’interrogazione. A non averci pensato prima!