BENEMERENZE ACQUISITE DAI COMBATTENTI E REDUCI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE NEI CONFRONTI DELLA COMUNITA’ LOZZESE
di Giuseppe Zanella
La costruzione dell’asilo a beneficio delle future generazioni.
Il paese di Lozzo ha dato un contributo sostanziale allo sforzo bellico nella guerra ’15-’18, con decine e decine dei suoi giovani chiamati alle armi ed impegnati sui vari fronti di quell’immane conflitto. Ed il contributo più significativo e drammatico è stato quello del sangue versato da molti di quei nostri concittadini i cui nomi sono impressi, a imperitura memoria, sulla targa centrale del bel monumento ai caduti di tutte le guerre collocato sulla piazza dedicata, giustappunto, alla data che segnò la fine di quel cruento confronto: il IV Novembre 1918. Ma il contributo allo sforzo bellico fu anche quello offerto da quei combattenti che rientrarono in paese segnati nello spirito e nelle carni da ferite e cicatrici che non si sarebbero mai completamente rimarginate.
Costoro, reduci e combattenti provati nell’animo e nel corpo, agli inizi degli anni ’20, si riunirono in un comitato che, a unanimità di voti, espresse l’intendimento di erigere sia il precitato monumento, sia di costruire un fabbricato da destinare ad asilo infantile; esigenza, quest’ultima, allora molto sentita anche per il lusinghiero tasso di natalità vigente nelle nostre contrade in quegli anni. Come si può ben ritenere, entrambe le iniziative apparvero subito lodevoli- quasi il concretizzarsi di un tacito adempimento di un voto dei superstiti- e considerate nell’ottica sia del ricordo ed omaggio alle vittime di quella che Benedetto XV° definì “inutile strage”, sia come monito (purtroppo inascoltato, come la Storia si sarebbe incaricata presto di dimostrare) alle future generazioni ad esorcizzare il ricorso alle armi per la soluzione di conflitti futuri fra le nazioni.
Ed il comitato agì alacremente sotto la guida e l’impulso dei benemeriti Don Vincenzo Da Rin, parroco di Lozzo, e di Valentino Calligaro Scott (‘Tini Scotin’). Quest’ultimo fu il vero deus ex machina di entrambe le iniziative ed a lui le generazioni che si sono succedute hanno manifestato sempre un sentimento di vera riconoscenza per la sensibilità civile e sociale da questo fattivo benefattore sempre dimostrata in queste come in altre idee e progetti portati a compimento. L’edificio trovò allocazione nell’area retrostante il municipio, area allora chiusa da un muro con in cima una recinzione di filo spinato (lato verso casa Borca Momi). Tra Palazzo Venzo e l’edificio in questione esisteva un ampio piazzale adibito a parco-ricreativo per i ‘pargoli’ del paese.
L’accesso all’asilo era assicurato da un passaggio che, sulla sinistra del municipio (giusto di fronte alla entrata della Cooperativa di Consumo ed a lato della casa Zanetti Cuchi), attraverso un porticato, conduceva al piazzale e quindi all’ingresso principale dello stabile. Altro ingresso, quello di servizio, era posto sul lato nord-ovest del complesso, proprio contiguo all’angolo della ex casa “Ai due Mori” (la cui storia meriterebbe un capitolo a parte), dove oggi è allocato l’ambulatorio medico. Tutta l’area su cui sorgeva l’Asilo, compresa la parte pertinenziale, risulta ora inglobata nell’area occupata dalla nuova chiesa e dall’attiguo posteggio che dà sulla via Milano. La benefica ‘istituzione’ fu inaugurata nel 1924 ed il suo primo consiglio di amministrazione fu presieduto dal già menzionato ‘Tini Scotin’, che avrebbe amministrato l’asilo per molti anni.
La conduzione dell’Ente fu assegnata alle suore Serve di Maria Riparatrice, sempre coadiuvate da gruppi di volontariato locale, essendo la struttura allora gestita a livello privatistico, sotto l’egida della Parrocchia ed il patrocinio del Comune. Le finalità precipue e lo scopo istituzionale erano ben tratteggiati nello Statuto tosto redatto, il quale, all’art. 2, così recitava : L’asilo ha ”…lo scopo di accogliere e custodire gratuitamente, nei giorni feriali, i bambini poveri del Comune, di ambo i sessi, dall’età dai tre ai sei anni e di provvedere alla loro educazione fisica, morale, intellettuale e religiosa…”
Si diceva che l’uomo determinante nella realizzazione dell’opera fu sicuramente Tini Scotin, autorevole membro del comitato appositamente costituito e poi, dal 1925, suo fattivo, dinamico presidente. Dalla sua biografia, sappiamo che questa figura di spicco del paese detenne la carica per moltissimi anni (nel 1942 egli era ancora presidente del Cons. di amministrazione) e svolse sempre il suo mandato con zelo, abnegazione e spirito di servizio encomiabili; egli fu, fin dall’inizio, determinante per la raccolta fondi e, nella sua opera, non disdegnò mai di provvedere alle esigenze della istituzione perfino effettuando spiccioli lavori di manutenzione, così come provvide sempre alla tenuta della contabilità ed ai rapporti amministrativi con i vari enti, in primis il Comune.
Il numero di ‘pargoli’ frequentanti era invero assai numeroso e le necessità economiche come le incombenze anche gravose non mancavano mai. Il gruppo delle suore incaricate della diretta gestione della attività ha sempre dimostrato passione, accuratezza e diligenza assolute. Pur nella decorosa sistemazione di attrezzature, cucine e sale per le attività ludico-ricreative, bisogna dire che il tutto non costituiva elementi caratterizzati dal lusso e dalla razionalità tecnica vigente ai giorni nostri. I pasti erano preparati dalle stesse suore senza eccessive elaborazioni ma di buona qualità, pur senza i calcoli proteici e vitaminici in voga nelle diete stabilite oggi giorno dalle autorità sanitarie e di controllo.
I ‘pargoli’ non dormivano, come adesso, su comodi lettini lindi ed ordinati, ma allora i frequentanti, dopo la pietanza, in genere una scodella di minestra o pasta asciutta, venivano sistemati appoggiando il capo sulla stessa panca in cui si era consumato il desinare, veniva messo il grembiule sulla testa di ciascuno al fine di conciliare il sonno in una ‘atmosfera’ alquanto oscurata e così molti si addormentavano, tanti però fingevano di dormire… Per riscaldamento c’era la stufa, costruita dal presidente ‘Tini’, funzionante a segatura…
L’attività ginnica era svolta sempre dalle buone suore la cui preparazione tecnica era, invero,alquanto aleatoria… Tutto sommato, la situazione era gestita con buon decoro e, soprattutto, non c’erano rette eccessive da pagare a carico delle famiglie… Anche chi scrive frequentò questa scuola dell’infanzia e ricorda perfettamente come era allora agghindato con la ‘faldina’ arricchita da un fiocco; ogni mattina egli partiva dalla casa, vicinissima, dei nonni ed era tenuto d’occhio dalla nonna e dalla zia che, spesso, dalla finestra, vigilavano sul buon esito delle uscite in giardino… Lo scrivente ancora ricorda alcune delle suore di quel tempo andato: suor Gertrude, suor Massimina, suor Silvia e suor Luigina.
Col passare degli anni, la istituzione voluta dai combattenti e reduci, dato il sempre maggior numero di frequentanti, dimostrò la sua inadeguatezza e pertanto, sul finire degli anni ’50, si pensò ad edificare un nuovo asilo in quel di Crodego (attuale via Marmarole). Sotto l’egida del Comune ed in pieno accordo con la Amministrazione dell’Ente, si procedette pertanto alla realizzazione di questo progetto e quella che ancor oggi appare come una sede razionale, allocata in luogo ameno e soleggiato, ha visto, nei decenni, vari rimaneggiamenti ed adeguamenti alle normative via via vigenti ed anche una pluralità di destinazioni d’ uso (diversamente dalla semplice, originale ‘genesi’ a conduzione di solo asilo su basi privatistiche). Va comunque precisato che la proverbiale generosità dei lozzesi si manifestò sempre anche nei confronti di questa struttura gestita, lo ribadiamo, sotto l’egida congiunta di Parrocchia e Comune.
Lasciti, donazioni e beneficienze varie furono infatti molto numerose e va precisato che, ancora nella vecchia sede, il cuore della attività svolta dalle alacri e laboriose suore era sì quello di custodire i bambini da tre a sei anni nei giorni feriali, ma ad essa venivano abbinate anche altre attività a beneficio dei giovani e delle giovani del paese; ricordo, ad esempio, la scuola di cucito e ricamo per le ragazze (in funzione della classica preparazione del ‘corredo’ per gli auspicati sponsali), le attività ludiche ed educative per entrambi i sessi, la scuola di dottrina, le conferenze sui più disparati argomenti aventi, comunque, sempre impronta “didattico-religiosa” al fine di preparare onesti e probi cittadini e cittadine ad affrontare su solide basi il futuro che la vita avrebbe loro riservato. Lo scrivente ricorda come, nella vecchia sede, esistessero da sempre i ritratti di alcuni benefattori speciali: il rammentato Tini Scotin, il munifico imprenditore Francesco Chiamulera ed il podestà Cav. Angelo Zanella. Successivamente, venne collocato anche un busto del grande invalido Apollonio Da Pra Scola (“Polonio Mutilato”).
Con l’evoluzione che anche la legislazione scolastica stava subendo verso la metà degli anni ’50, anche gli asili e le scuole dell’infanzia dovettero adeguarsi alle nuove normative: fu così che la nostra istituzione venne eretta in Ente Morale con DPR 4/12/1956, pubblicato sulla G.U. n. 1546 del 24/1/1957. La scuola dell’infanzia di Lozzo fu poi legalmente riconosciuta e gli estremi della parificazione datano al 28/2/2001, prot. N. 488/4716. All’inizio degli anni ’60 l’Ente fu oggetto di un sostanzioso lascito da parte del munifico benefattore Da Pra Apollonio Scola (‘Polonio Mutilato’), grande invalido e superdecorato, il quale destinò all’ Asilo ben due immobili, uno in Roma e l’altro a Quarto dei Mille. Tali immobili consentirono una rendita di una certa importanza per diversi anni (canoni d’affitto), poi però detti cespiti furono proficuamente alienati ed il ricavato altrimenti investito per le finalità proprie della struttura.
Da molti anni la gestione operativa non è più affidata alle suore ma, stante la nuova natura giuridica dell’Ente, la conduzione è demandata a personale specializzato, e la istituzione risulta amministrata dai Capi famiglia che eleggono il Consiglio di amm.one. L’inquadramento attuale si configura come IPAB (Ist. Pubblico di assistenza e beneficenza) e gode pertanto del sostegno e dei finanziamenti regionali (cui si aggiunge anche il sostegno fin qui assicurato dall’Ente Comune). Dal 2004, oltre alla scuola materna, la struttura gestisce anche un asilo nido (unico nel suo genere nell’intero Centro Cadore), e ciò sulla base della Lg regionale 32/90. Pur nella drasticamente diminuita frequenza in entrambe le unità operative a causa delle ben note problematiche socio-economiche (denatalità, calo demografico, crisi economica ecc.), la popolazione, il Comune ed il Cons. di Amm.one avvertono viva l’esigenza di non lesinare gli sforzi per il mantenimento in vita di un tale benefico Ente ed operano in vario modo per reperire le risorse necessarie per una decorosa gestione dell’intera struttura.
Oggi essa è al servizio anche dei paesi vicini al fine di consentire un adeguato sostegno al comprensorio e, non ultimo, assicurare una frequenza che consenta il raggiungimento di un certo equilibrio economico. L’auspicio è che il depauperamento demografico presenti presto una auspicabile inversione di tendenza e che il vivere in montagna venga salvaguardato adeguatamente con politiche e provvidenze atte ad incentivare la presenza dell’uomo in queste meravigliose plaghe.