Belluno vs Rovigo: la nebbia?
Perdonatemi ma continuo a non dormire la notte pensando non tanto a come mai i bellunesi abbiano raggiunto vette mondiali nel numero di contagi, parliamo degli 850 casi settimanali per 100 mila abitanti, quanto alla sostanziale differenza dai contagi rodigini.
Sì, è vero, in questi ultimi 10 giorni i bellunesi e tutti gli altri venetici hanno deciso di convergere verso i polentoni doc polesani, tanto che al 18 gennaio in provincia di Belluno la media settimanale dei casi per 100 mila abitanti era di 245 e in quella di Rovigo di 185 (il rapporto, che fu anche di 3:1, è dunque sceso a 1,3:1).
Il CTSB, comitato tecnico scientifico bellunese, pur alacremente impegnato in questa ardita disputa scientifica, la più importante dopo la determinazione dei “veri” confini della Marmolada, non ha per ora espulso alcuna determinazione, pur avendo preso ampio campo l’ipotesi delle “leggerezze compiute durante il periodo natalizio”, che non sarebbero altro che la manifestazione tardiva delle leggerezze compiute nottetempo dai bellunesi dall’inizio di ottobre, momento nel quale la curva s’è improvvisamente impennata.
Neanche giunti al perché la curva si sia impennata verso l’alto, ecco che la curva si tuffa vertiginosamente verso il basso, creando un altro vuoto cognitivo.
Comunque, riguardo all’impennata verso l’alto, volessi manifestare questo dubbio:
“La nebbia è il prodotto interno lordo del Polesine”. Forse, dico forse, forse è nel prodotto interno del Polesine che va cercato il differente comportamento del virus. Il virus esce di casa per andare a rompere i coglioni ma, non vede nessuno e torna dentro. Chissà! Noi continuiamo a cercare…
(Balasso in Ercole in Polesine: nei primi 5 minuti circa si parla di nebbia…)