Autonomia del territorio bellunese …
Nel precedente articolo, Provincia Autonoma di Belluno Dolomiti – primo incontro, ho ripreso l’argomento dell’autonomia finanziaria e legislativa senza la quale la nostra provincia è destinata a morire (anche se da punto di vista sociometrico si può già quasi dare per morta). E’ uscito un articolo per il Gazzettino, firmato da Roberta De Salvador, che dà un breve resoconto delle risultanze dell’incontro di venerdì scorso (20 novembre). Ve lo riporto per intero, per comodità di lettura:
«Nei numeri c’è qualcosa da migliorare ma questo esperimento sociale è servito per orientarci le prossime volte». Con queste parole di Moreno Broccon, fondatore del gruppo Facebook “Provincia autonoma di Belluno”, ha aperto venerdì sera il primo incontro reale del movimento nato su internet. I partecipanti annunciati erano oltre 80, su oltre 2100 iscritti ma al Centro Giovanni XXIII se ne sono presentati solo una trentina. La serata è durata oltre 3 ore, tra presentazioni storiche, sociologiche e dibattiti.
Presenti alcuni esponenti Pd come Marco Perale, il consigliere regionale Guido Trento e il consigliere comunale Diego Cason. Subito una precisazione: il gruppo nasce e vuole continuare ad essere apartitico o, meglio, prevede di coinvolgere nel suo movimento tutte le forze politiche provinciali per creare un’autonomia condivisa. Non è mancato, però un appello da parte di Trento: «La Provincia ha 60 giorni per rispondere alle 200 firme che chiedono una consultazione al Governo per unirci a Trento e Bolzano. Perché non risponde? Non si può tenere ferma una priorità del genere».
La via individuata è quella dell’articolo 132 della Costituzione: serve un referendum popolare per passare al Trentino Aldo Adige, coinvolgendo il 51% della popolazione. Ecco perché cercare l’unione.
E proprio sul Veneto gli animi del pubblico sono insorti: «Vengo appositamente da Mogliano Veneto – ha detto uno dei presenti – perché sono affezionato a queste montagne e soffro anch’io quando si parla della questione bellunese ma sono tanti i territori che si sentono traditi dalla Regione Veneto».
E’ stato portato l’esempio della legislazione sugli esercizi commerciali: nella cittadina trevigiana con 28.000 abitanti ci sono 5 ipermercati, 3 gli alimentari spariti nel giro di 18 mesi dall’apertura dei mega centri. «C’è stato un periodo nel quale eravamo orgogliosi di essere veneti ma ora non lo siamo più. Vogliamo decidere del nostro territorio» ha ricordato il giovane intervenuto mentre una signora ricorda: «La Serenissima era molto più onesta della Regione attuale».
Ma esiste un’identità bellunese? Per lo storico Perale: «La parte alta del bellunese si sente un bolzanino mancato, la parte bassa un trevigiano mancato. Tra 50 anni ci chiederanno perché non siete stati voi stessi?».
La popolazione sta calando e se non si fa in fretta si rischia la sopravvivenza. Bisogna agire: non da soli ma guardandoci attorno a 360° prima che sia troppo tardi, come è successo in Carnia, dove lo spopolamento non ha permesso di raggiungere i numeri per l’autonomia.
Come in tutte le cose che nascono in modo “spontaneo”, ed è bene che sia così, all’inizio si creano banchi di nebbia che impediscono una lettura chiara non tanto dell’argomento Autonomia, sulla cui necessità vitale credo che nessuno dubiti, ma delle modalità per giungere ad essa. Bisogna fare in modo che la nebbia si alzi. Nei prossimi articoli cercherò di dare il mio contributo.