Anpci: NO alle fusioni obbligatorie dei piccoli comuni
La storiella la conosciamo già. Ma torniamo sull’argomento per bocca dell’Anpci, l’Associazione Nazionale Piccoli Comuni d’Italia:
Anpci dice il suo secco “NO” alle fusioni obbligatorie dei piccoli comuni
[…] L’attuale proposta di legge dei deputati PD, di fatto, calpestando la Carta Costituzionale, pretende di obbligare i comuni sotto i 5.000 abitanti a delle fusioni obbligatorie, con l’aggravante di obbligare le Regioni, a provvedere per conto dei comuni, laddove questi ultimi non ottemperassero a tale obbligo, pena il decurtamento del 50% dei trasferimenti statali.[…]
Oggi alcuni galoppini dell’autoritarismo renziano ci mettono di fronte a quella che non è più solo la battaglia di questa o di quella associazione, ma la battaglia di tutti quei sindaci, assessori, consiglieri comunali di maggioranza e opposizione che hanno a cuore il proprio territorio, i propri cittadini e la propria storia.
Anpci, come sosteneva in merito alle unioni, è disponibile ad accettare qualsiasi forma associativa o di fusione solo su base volontaria, poiché solo un Sindaco, legittimamente eletto, conosce esattamente le esigenze del proprio territorio. È oradi smettere di mentire sostenendo che le piccole realtà incidono pesantemente sulla spesa pubblica, perché incidono solo il 2.7% sul bilancio statale a fronte dell’erogazione diservizi fondamentali per il cittadino e di presidio del territorio.