anonimato e pubblicazione dei commenti: un chiarimento
Un blog può essere immaginato come un bar con tanti tavoli; ogni tavolo rappresenta un articolo-argomento proposto, chi siede attorno a quei tavoli fa le funzioni dei commentatori del blog.
In queste condizioni può verificarsi che un commentatore non sia d’accordo con chi ha scritto l’articolo o con un secondo commentatore dello stesso, così come può capitare che non intenda, per qualche motivo, interloquire con un terzo.
L’anonimato permette una certa libertà di espressione ma introduce un problema fondamentale. Se, all’interno di una discussione, viene permesso al commentatore-1 di fare supposizioni (perché certezze non ve ne sono) sulla possibile identità del commentatore-2, si innesca una semplice quanto deleteria spirale perversa, in cui tutti possono pensare tutto e il contrario di tutto.
Sul web non puoi mai essere veramente certo dell’identità di una persona, neanche quando questa si presenta con Nome e Cognome (non mancano certo sistemi di certificazione, che però esulano dall’argomento di questo articolo). Come faccio a stabilire con certezza che il Mario Rossi che scrive un commento sia proprio il Mario Rossi che crediamo di conoscere? Solo se Mario Rossi-vero legge delle cose scritte da Mario Rossi-finto perché, evidentemente, sa di non averle scritte.
Si chiama furto di identità ed è in essere, a questo mondo, da molto prima dell’avvento del digitale e dei social-network. Ecco perché i commenti in cui si suppone, si insinua, si fanno illazioni sull’identità dei commentatori non possono essere pubblicati.