ai ceppi e nella merda: oltre il danno la beffa
Google ha pubblicato i COVID-19 Community Mobility Reports. Tra i vari grafici v’è quello che, in prima approssimazione, rappresenta il modo con cui le varie “comunità” hanno risposto alle limitazioni alla libertà di movimento (dove imposte); l’hanno chiamato Parks e descritto così: “Mobility trends for places like national parks, public beaches, marines, dog parks, plazas and public gardens“.
Quello in alto è il grafico dell’Italia dei ducetti e degli sceriffetti de noantri che, in preda al delirio da onnipotenza, ma soprattutto desiderosi di apparire sulle prime pagine dei quiquaquo-tidiani e nelle aperture dei TG, hanno limitato la libertà di spostamento -anche ai fini dello svolgimento dell’attività motoria- oltre ogni ragionevole limite; in basso c’è quello della Germania.
Domanda (già fatta, ma con dati aggiornati): come mai l’Italia su 132.547 casi confermati ha 16.523 decessi, cioè un peso pari al 12,5%, con le limitazioni all’attività motoria che conosciamo, mentre la Germania, che quelle limitazioni non le ha mai introdotte, su 103.375 casi confermati ha 1.810 decessi, pari all’1,75%.
Fatta salva la garanzia del distanziamento sociale che è misura ovvia, perché, insomma, limitare così tanto la libertà di movimento alle persone, condizionando anche quella necessaria per svolgere attività motoria, quando al danno si somma anche la beffa?
(certo, gli italici devono aver grandemente sottostimato i positivi, come del resto le morti da coronavirus, e chissà cosa avranno poi fatto gli alemanni per cavarsela così a buon mercato; ma su questi dubbi giganteggia inossidabile l’idiozia italiana, che non ha ancora trovato nel mondo degni rivali: quella di carattere generale, nella quale siamo costantemente immersi, e quella occasionale, per esempio quella recentemente suggellata dalla dicitura “furbetti della passeggiata”)