a proposito di mediatiche esternazioni manfrediane
di Cagliostro
(considerazioni in merito ad un’intervista apparsa sul numero di Ottobre de “Il Cadore”)
Ma questo sindaco, che sa volare così alto con proposte di ampio respiro e di lungo periodo, quali conseguenze, quali finalità si ripropone dalla ventilata attuazione della fusione dei 9 comuni del Centro Cadore (stessa area comprensoriale della ex Comunità Montana il cui nome è ora mutato in ‘Unione dei Comuni Montani del…”)?
Certamente gli auspici del proponente sono (saranno) indirizzati ad una rivitalizzazione dell’area interessata sotto i profili della migliore (e meno onerosa) erogazione dei servizi, la realizzazione di economie di scala in fatto di forniture, di riparametrazione, allocazione ed ottimizzazione delle risorse umane (leggi: dipendenti), di una più efficace capacità contrattuale nel rapporto con organismi tecnico-amministrativi e politici di livello superiore, un più efficace utilizzo delle disponibilità economico-finanziarie da formazione interna (tassazione) e da reperimento esterno (trasferimenti) in funzione di una miglior programmazione in opere pubbliche ed infrastrutture, e – infine – di una politica incentivante in fatto di attenzione allo sviluppo e riqualificazione delle attività imprenditoriali ed economiche…
Tutte belle prospettive, tutti disegni encomiabili e da condividere ed incoraggiare. Trattasi però, attualmente, soltanto di disegni e, in quanto tali, solo di enunciazioni allo stadio embrionale di proposta, senza ancora un barlume di studio di fattibilità e di analisi del rapporto onerosità/utilità, ossia costi/benefici.
La proposta manfrediana merita comunque massima udienza ed attenzione, provenendo essa da una mente politica raffinata, innovativa ed avveniristica; e ciò anche se dobbiamo precisare che l’imprimatur non è dell’intervistato, al quale va comunque dato atto di aver saputo ‘rivitalizzare’ una idea che in Cadore circolava già qualche decennio fa. La concretizzazione di un tale progetto, posto che gli auspici siano tutti realizzabili, potrebbe racchiudersi in quella che un lamonese doc ha di recente riassunto, parlando del possibile trasloco dell’altipiano feltrino alla provincia autonoma di Trento, nella sintetica frase: “avremo- avremmo- maggiori vantaggi economici e non solo”.
Posta così crudamente la cosa, mi corre l’obbligo di segnalare una incoerenza di fondo, una contraddittorietà palese nell’atteggiamento dell’intervistato-proponente palesato sul periodico cadorino. E la contraddittorietà si manifesta in modo molto chiaro fra la grandiosità del disegno ventilato e la qualità, non propriamente eccelsa, della conduzione amministrativa fin qui tenuta in qualità di sindaco del nostro Comune. Da un lato è possibile riscontrare la ampollosità di una proposta chiaroveggente, dagli effetti ritenuti quasi miracolistici e dall’altro lato i discutibili risultati di una azione gestionale dell’Ente locale che il nostro ‘amministra’ ormai da oltre otto anni.
Vagliati accuratamente gli atti essenziali della sua attività ‘sindacale’, valutata l’onerosità e, quanto meno la inopportunità e/o opinabilità di certe sue scelte, di certe sue omissioni e tenuta ben presente la discutibile scaletta di priorità introdotta dalla sua amministrazione (in tempi ormai così perigliosi da non consentire scelte dispendiose o non oculate), possiamo affermare a ragion veduta che l’Ente avrebbe certamente potuto, attualmente, avvalersi e fruire di ben altre e più consistenti risorse solo se si fosse messa in campo una diversa programmazione gestionale. Evito qui ogni riferimento dettagliato, ripromettendomi, ove necessario, di tornare in modo specifico sull’argomento, sicuro che le mie affermazioni sono (saranno) basate su criteri di oggettività e verità (documentabile).
Avanzare ora l’idea della fusione allargata per sopperire ad effettive esigenze della comunità centro-cadorina, se da un lato può essere valutata come cosa anche condivisibile, dall’altro lato fa sorgere tutta una serie di interrogativi sulla qualità del pulpito da cui la predica proviene, ossia sulla mancanza di coerenza da parte di chi ha fin qui espletato una azione mediocre in ambito locale ed ora prospetta disegni eclatanti in ambito più esteso. La cosa sa di accanimento mediatico con progettualità megagalattiche, al fine recondito di coprire, magari, la titolarità di una politica e di una conduzione amministrativa quanto meno di scarso livello. Se le scelte fin qui operate in ambito locale hanno portato al prosciugamento del ‘tesoretto’ comunale (pur mettendo nel conto tutte le crisi di questo mondo con i conseguenti mancati o ridotti trasferimenti), le scelte che verranno operate in ambito più ampio (comune unico) saranno forse dello stesso tipo e condurranno alle stesse conseguenze?
Infine, altra considerazione: se la proposta lanciata attraverso il nostro periodico comunitario è funzionale a far assorbire in un Ente più corposo e, presumibilmente, più virtuoso lacune economico-finanziarie degli enti oggetto di fusione, la cosa sinceramente non può che suscitare perplessità e scetticismo.