Giuseppe Zanella
I grandi dottori della Chiesa meditavano su “come sono effimere le cose del mondo”…
Oggi gran parte del mondo politico italiano, che da troppi anni dimostra inettitudine, pochezza ideale e progettuale e mancanza assoluta di un alto senso delle Istituzioni, ha evidenziato una ulteriore, grave deriva e caduta di stile. La dipartita del sen. Silvio Berlusconi ha innescato infatti un autentico inno di lode e di stima per il defunto, e ciò sia da parte di sodali ed ex estimatori che da parte di politici già avversari all’acqua di rose, tutti comunque d’accordo nel tributare un omaggio all’ex premier, al fine di mettere in risalto un atteggiamento rispettoso ed un apprezzamento per le (supposte e presunte) doti, qualità e meriti e per i risultati che il nostro avrebbe dimostrato nella sua quasi trentennale attività politica al servizio del popolo italiano. Mondo politico, insomma, tutto proteso a valutare assolutamente meritoria l’azione di governo di questo (per me controverso e divisivo) uomo politico.
Personalmente, fin dai primi anni ’90, ho sempre aspramente criticato, sulla stampa e sui ‘media’, l’azione del noto tycoon, lungi da me quindi, in questo momento, il “servo encomio”. Di fronte alla morte, il sentimento che dovrebbe prevalere -anzi DEVE prevalere- in ogni persona è quello della umana pietà e di condivisione al dolore di famigliari ed amici; per i credenti, poi, è d’uopo la recita di una prece a suffragio di chi non c’è più. Questo, però, non esclude la valutazione, anche a caldo, della condotta politica di un uomo che, purtroppo, ha segnato nel profondo la nostra vita e quella della nostra povera Italia. E nel far ciò sarebbe bene escludere tassativamente l’ipocrisia di cui, in queste ore, viene fatto un uso veramente squallido e stucchevole. Oggi non sarebbe proprio il caso di soffermarci sul dettaglio delle azioni dell’uomo e di quello che di negativo si potrebbe rilevare (e c’ è una miriade di atti, di atteggiamenti e di pronunciamenti non propriamente commendevoli).
La domanda che, a mio modesto parere, ci si dovrebbe porre in modo molto semplice, nel giorno della scomparsa di un tale personaggio, è la seguente: “L’uomo di Arcore è stato davvero, come i suoi ‘turiferari’ vogliono far credere, ossia un politico che ha fatto il bene degli italiani mantenendo le promesse elettorali, soprattutto con la introduzione di una politica veramente ‘liberale’?”. O non è stato invece l’uomo che si è servito della sua carica di Presidente del Consiglio per tutelare i propri rilevantissimi e multiformi interessi e scansare così i rigori della Legge (la cui osservanza ed azione egli ha sempre considerato espressione di accanita persecuzione e punitiva nei suoi confronti)? Credo proprio che la verità la si riscontri nel secondo quesito!! Tanto più che la promessa ‘liberale’ si è andata trasformando in un malsano ‘corporativismo’, dannoso per le classi meno abbienti.
L’impresario edile, l’immobiliarista, il ‘patron’ sportivo, il tycoon televisivo, l’editore e, soprattutto, l’uomo politico, di cose eclatanti ne ha fatte, da molti sovente considerate opache se non ‘oscure’ (si pensi solo ai capitali liquidi ottenuti in modo poco chiaro e controverso, oppure alla subitanea scomparsa dalla ‘Centrale dei Rischi’ delle enormi esposizioni debitorie, improvvisamente sparite…). Per non parlare poi dell’acquisto della dimora di Arcore dalla contessina Casati Stampa di Soncino. Infine, va sottolineato il suo miracolistico uscire da oltre una trentina di processi in cui è stato coinvolto, con accuse anche infamanti; ma si sa come le 72 leggi ad personam che i sodali hanno approvato a tamburo battente per ‘suo uso e consumo’ siano state una vergogna sotto il profilo giuridico ed abbiano consentito, almeno in parte, il realizzarsi del miracolo. Altro capitolo riguarda gli impedimenti per i compiti istituzionali che hanno contribuito non poco a provocare certe prescrizioni. Solo una sentenza, per reati di natura fiscale, è stata di pesante condanna definitiva e lo si è dovuto all’acume ed alla perspicacia di una giudice della Cassazione. Il tutto con la decadenza da senatore per effetto della legge Severino e la condanna a blandi servizi sociali con pena abbuonata per ben tre anni… E’ seguita la riabilitazione ed il nuovo ingresso al Senato (prima di un breve passaggio al Parlamento Europeo).
Ma, oltre ogni possibile valutazione su quanto l’uomo ha fatto, preme sottolineare l’episodio delle dimissioni presentate la sera del 12.11.2011 allorquando l’Italia stava sull’orlo del baratro, con lo spread alle stelle ed il pericolo di default era davvero reale, con il rischio di non poter pagare stipendi e pensioni. Ed una tale situazione non era forse imputabile, almeno in gran parte, all’ultimo dicastero presieduto da Silvio Berlusconi? A spingerlo a recarsi al Quirinale ed a gettare la spugna sembra siano stati due interventi decisivi: quello del Rag. Ennio Doris, socio del nostro in Mediolanum, il quale gli avrebbe detto: “dimettiti subito, altrimenti affondiamo”; a tale perentorio invito, avrebbe fatto seguito una telefonata del figlio Luigi da Londra, dove operava nella Alta finanza della City, che lo avrebbe apostrofato così: “Papà, dimettiti se non vuoi che saltino anche le nostre aziende”. E quella sera il nostro uscì dal Quirinale fra le urla e lo scherno di una multitudine di cittadini arrabbiati. Dopo qualche tempo, il nostro dette la sua spiegazione sulle cause e gli eventi di quel 12 Novembre 2011: si sarebbe trattato di un complotto ordito ai suoi danni dalla Finanza Internazionale…
————
Le 72 leggi ad personam restano la vergogna di deputati e senatori della CDL, leggi salvacondotto per l’ex premier. Di quelle leggi vergogna il Centro Sinistra non ha potuto o voluto effettuare alcuna revoca, nonostante le solenni promesse…
L’ipocrisia odierna nasconde, da parte di certa classe politica, una mala fede di fondo!! A chi sostiene che la sig.ra Meloni è l’erede del defunto, ricordo il recente “Non sono ricattabile, pronunciato irosamente dalla attuale PdC al chiaro indirizzo del politico ora scomparso.