Calalzo di Cadore dice ‘no’ alla tassa di soggiorno. Non se la può permettere!
Calalzo dice “no” alla tassa di soggiorno. Roma e Firenze hanno invece detto “si”. E anche l’Alto Adige, pur con forme proprie, sembra aver dato l’ok alla “nuova” gabella. La tassa, poco più di un caffè, in prima battuta colpisce chi soggiorna, di rimbalzo può colpire da tante altre parti. Per applicarla bisogna potersela permettere. E Calalzo di Cadore, secondo me, non può. Perché Calalzo, come tutti i borghi cadorini, sta subendo un lento ma inesorabile declino sul versante dell’accoglienza turistica.
Come fa un sindaco, alle condizioni descritte dai grafici sotto consultabili, ad applicare una tassa di soggiorno, correndo il rischio di registrare a fine 2012 un ipotetico “crollo” delle presenze turistiche che magari ci sarebbe stato comunque, indipendentemente dall’introduzione della tassa? Ti cuociono in padella. No! La tassa di un euro non sarebbe scandalosa ma non risolverebbe un accidente di niente, come giustamente osserva De Carlo. Si potrà introdurre, semmai, quando i trend in discesa dovessero accusare uno stop (per qualche anno) e, ci si deve augurare, una netta inversione di tendenza (delle presenze, gli arrivi “tengono”).
Se proprio prude la voglia di tassare, ci si può sempre accanire sui turisti “mordi e fuggi” (vedi il gabelliere di Calalzo di Cadore), quelli a cui Calalzo sta preparando, lo si legge nell’articolo, ulteriori punti fuoco per 25.000 euri. Scelta da rubricare alla voce “tentato autolesionismo”, a meno che il sindaco calaltino non si impegni in un’opera estiva di evangelizzazione cercando di portare sulla buona strada i turisti “mordi e fuggi” che la scelta di fare altri fuochi è destinata ad attirare. Potrebbe essere: “ogni tre barbecue (pagati) ti regaliamo un soggiorno per una notte all’albergo Tot”; magari, passata la nottata gratuita, chissà, potrebbero decidere di prolungare il periodo di relax.
Fonte dati: Regione Veneto