lo svuotamento della Provincia di Belluno ed i politici bellunesi peones
Magari si scatenano oggi i “nostri” politici. I Lokal-Politik. Regionali, provinciali e comunali. Magari oggi trovano il tempo di alzare la voce, anche solo proforma, contro l’abolizione delle province. O che siano tutti veramente convinti del costo di queste strutture amministrative che fanno da cerniera tra il territorio prossimale (a noi) e la Regione d’appartenenza?
Che anche le Province rappresentino un covo di partitume dove la politica cencella le cariche e crea ragnatele il più delle volta infide lo sappiamo. Ma non è certamente contro questo aspetto che si piazza il silenzio dei sindaci e dei rappresentanti regionali. I sindaci fanno silenzio perché, nell’insieme, sono peones. I rappresentanti della politica bellunese in Regione o al parlamento fanno silenzio perché, nell’insieme, sono peones.
Nel caso della provincia di Belluno, della nostra provincia, è chiaro a tutti che lo svuotamento prima e la disgregazione poi delle attività amministrative previste dal governo Monti, allargheranno a dismisura nella gente la percezione di non poter più giungere a qualche primitiva forma di autonomia, se non l’Autonomia a tutto tondo che, come ideale, in quest’ultimo anno è balenato negli animi dei bellunesi come fosse una splendida aurora boreale.
Senza un ente rappresentativo delle nostre esigenze di gente che vive la montagna, la “pianura” ci consegnerà un biglietto di sola andata per l’inferno. Diventeremo ancor più ostaggio delle scelte di un governo lagunare, che legifera lontano dai nostri cuori e dai nostri bisogni, più di quanto già non succeda.
La partita è appena cominciata e, paradossalmente, giocano a nostro favore proprio quei disvalori che istintivamente rifuggiamo: la macchina dei partiti e della vecchia politica di Casta si sta muovendo per tentare di boicottare la scelta di cancellare le province dal quadro normativo di questo paese del cazzo. C’è da dire che proprio nelle Province (in una loro buona parte) si sono misurate le migliori performance di riduzione della spesa pubblica, al punto che da questi enti il Governo dovrebbe trarre spunti sulle buone pratiche atte a creare efficienza.
Da parte mia vedrei come sperabile una ampia discussione pubblica nella quale Governo da una parte e Upi dall’altra provino a dimostrare, con i soli dati di gestione e non con congetture, quanto sia il reale costo dela macchina amministrativa provinciale. Dai politici di partito non ci potremmo aspettare soluzioni su dati reali, aspettarselo dai tecnici credo che sia più che legittimo: su cos’altro dovrebbero basare le proprie decisioni di governo?
Altrettanto sperabilmente mi aspetterei che, se fossero fondati i dati e l’analisi della CGIA di Mestre per la quale il costo della politica incide sulla macchina amministrativa provinciale per non più del 4%, le Province come le conosciamo oggi non siano cancellate, ma bensì siano potenziate.
Ed a quel punto, a primavera, si tornerebbe per noi bellunesi alle elezioni. E in questa circostanza due cose legate fra loro dovrebbero accadere:
- prima, che una nuova, giovane e genuinamente autonomista forza politica si presenti al giudizio degli elettori bellunesi;
- seconda, che la gente bellunese punisca drammaticamente le forze politiche che fino ad oggi hanno battibeccato sulle nostre spalle (Pdl, Pd, Lega ecc. ecc.), conferendo un mandato plebiscitario alla nuova forza politica di cui al punto precedente, unica in grado di garantire un futuro negoziabile.