Palazzo Pellegrini: il lamentoso trasloco del GAL
La sistemazione di Palazzo Pellegrini (costo nominale 900.000 €), lo sappiamo dal mio articolo Palazzo Pellegrini: per evitarne l’abuso lo si tiene chiuso, è uno dei 15 progetti (costo totale 20.942.000 €) che la Regione Veneto ha finanziato pescando i soldi da un “accordo quadro tra Stato e Regione in materia di sviluppo locale bla bla bla (vedi dettaglio al documento pdf messo a disposizione dalla minoranza di Per la Gente di Lozzo). Accordo risalente al novembre del 2007.
A quattro anni di distanza, dunque, la Regione Veneto sarà contenta di sapere che il GAL ha iniziato il lamentoso trasloco dalla sede di Cima Gogna a quella di Lozzo, occupando una parte delle stanze della Moschea Pellegrini. Moschea non ovviamente in relazione al luogo di culto, ma al pingue finanziamento – inferiore certo a molti altri ricompresi nell’accordo – ma che comunque non si riesce a giustificare guardando la realtà dell’infimo risultato (non solo in termini architettonici) posto sotto il cielo lozzese.
Dal lamentoso trasloco del GAL i lozzesi dovrebbero però trarre alcuni vantaggi. Non solo la moschea – cattedrale nel deserto si animerà, ma contiamo sulla benevolenza dell’ente per poter riscaldare anche altri locali, ad altro scopo deputati.
E con ciò credo che uno dei propositi del progetto sia stato onorato. Si chiariva infatti, nella declaratoria che illustrava le ragioni ultime del progettando sforzo, che il Palazzo Pellegrini avrebbe dovuto:
contenere un’unità progettuale d’area a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni locali che da un lato sia da stimolo nel raccogliere idee, nel guidare processi decisionali che si sostanzino nella realizzazione di parco-progetti volti allo sviluppo dell’economia e della società attraverso politiche mirate alla valorizzazione del turismo sostenibile e dall’altro si rapporti con realtà quali il G.A.L. per la gestione di progetti comunitari ed altre opportunità previste da leggi nazionali o regionali. Tale unità progettuale d’area sarà messa anche a disposizione dei soggetti collettivi, delle aggregazioni tra operatori privati o pubblico-privati anche per realizzare momenti di analisi – aggregazione – realizzazione progetti di sviluppo dell’accoglienza locale;
Chi vorrà leggere con attenzione quanto sopra si accorgerà ben presto dell’acuta astuzia con cui gli amministratori siano riusciti a prendere due piccioni con una fava. Lì, dove si auspicava che l’unità progettuale d’area avrebbe dovuto rapportarsi con realtà quali il GAL.
Il massimo che si poteva ottenere era porre un think tank come il GAL in … diretta comunicazione con se stesso. Un capolavoro dai contorni quasi divini.
Foto: Flickr (Alberto Ziveri)