Il Min.Cul.Pop dell’amministrazione di Lozzo di Cadore ora anche via etere
Il Min.Cul.Pop. in chiave locale (ovviamente il riferimento vale per le sole attività di propaganda, non per la connotazione politica) che fa capo al sindaco di Lozzo di Cadore, oltre a diffondere il proprio Verbo su carta stampata, quotidiani locali da una parte e l’autogestito Bolcom dall’altra, ha avuto recentemente l’opportunità di farlo anche via etere dal pulpito di Radio Cortina.
Con le dovute proporzioni, il Min.Cul.Pop. lozzese sta al BLOZ come Emilio Fido sta a Striscia la Notizia. Mi riferisco al solo aspetto di “fornitura di argomentazioni” di cui poi il popolo/cittadino possa dibattere.
Il tema di questa occasione è il decoro urbano. Il breve appuntamento radiofonico si svolge sul filo di un entusiasmo che la stessa declamazione dei risultati dell’enalotto è in grado di superare. La passione viscerale che anima il nostro amministratore è pari a quella emanata da Zoff nell’imitazione di Neri Marcorè. Ma queste sono constatazioni epidermiche, che nulla hanno a che fare con la sostanza dei discorsi. Che non sono profondi, se proprio bisogna dirlo. Niente di nuovo sotto il sole.
Ma allora, quale sentiero dialettico viene percorso dal Nostro per prodursi nella “gaffe” da me ipotizzata? A parte lo stucchevole commiato di fine collegamento in cui il sindaco si genuflette ai piedi della conduttrice ringraziandola per avergli permesso di approfondire un aspetto essenziale della vita paesana del quale, altrimenti, non avrebbe mai supposto l’esistenza (una email giunta alla radio chiede se non si possa fare in modo di estendere l’orario di apertura serale dei negozi), la trasmissione ha il suo clou quando il sindaco calca il seguente argomento.
Egli sostiene che il miglioramento dei paesi è conseguibile con interventi pubblici, ma anche i privati devono fare la loro parte anche se, ammette, siamo noi a dover dare l’esempio. Tutto ciò è talmente giusto da essere al contempo non solo ovvio ma smaccatamente banale.
A questo proposito, riferendosi ai lavori di decoro urbano e sistemazione stradale che a breve dovrebbero partire, afferma che: “… con questo intervento cerchiamo di dare l’esempio non soltanto alla nostra comunità ma anche a comunità che possono essere … “. A questo punto la sua voce viene sovrastata da quella della conduttrice che irrompe sulla scena proponendo altre riflessioni e, con ogni probabilità inconsapevolmente, copre per metà l’embrionale delirio del primo cittadino, anche se l’interpretazione non lascia campo a molte ipotesi.
Se, infatti, il sindaco ha già chiarito che intende essere di esempio “non soltanto alla nostra comunità“, è però vero che continua dicendo “ma anche a comunità che possono essere …”; vuoi vedere che il Nostro intende fare scuola alle comunità centro cadorine e fors’anche a tutte le altre sparse dal Comelico alla Valle del Boite?
Voler essere in prima fila non è certo un peccato, anzi. Ma con quali argomentazioni, in questo caso specifico? Con l’avvio perentorio primaverile dei lavori? Con le modalità con cui questi ultimi verranno svolti? Per il fatto che questa volta a svolgere i lavori non saranno ditte vicentine? Qual è l’esempio che io, ipotetica comunità di Domegge, dovrei poter trarre dai lavori che il comune di Lozzo si appresta a mettere in cantiere? Mi chiedo anche: potrà il capo della comunità domeggese, ossia il suo primo cittadino, essere anch’egli illuminato da cotanto esempio?
Che sia, quello di Lozzo di Cadore, il solo caso di interventi pubblici a sostegno della decenza urbana? Che sia l’unico caso di interventi pubblici di sistemazione della rete viaria? NO! No di certo. E allora, dov’è che può nascondersi l’esempio che il nostro sindaco intende dare? C’è qualcuno che me lo fa capire?
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