l’evoluzione della specie alla Roggia dei Mulini (sotto la spinta dei lavori pubblici)
Sono circa 6 anni che l’impianto di illuminazione della Roggia dei Mulini di Lozzo di Cadore gode di problemi. Mi ricordo il primo anno di amministrazion Manfreda: durante il mese di agosto avremmo dovuto, io lui e Leo, fare una verifica dell’impianto che già allora non funzionava adeguatamente.
La scelta logica era di percorrerlo al calare delle tenebre. Convenimmo di trovarci ma, per vari impedimenti del sindaco, ciò non fu possibile fino al sopraggiungere della serata che sembrava essere proprio quella giusta. Ma giunse un temporale di tale intensità che anche l’appuntamento di quella sera svanì. Io, che pur sono ostinato, lasciai perdere anche perché, pur essendo vero che “un mus e n dotor e meo de n dotor da solo”, ho lasciato che fosse il dott. a prendere atto della situazione in cui versava allora l’impianto di illuminazione del percorso della Roggia.
Poi, per fortuna, venne anche il tempo dell’assessore ai lavori pubblici. L’impianto da allora è monco. Non va. Non illumina. Salta.
In un mio articolo, i pannellini della Roggia dei Mulini di Lozzo di Cadore, segnalai poi che:
Ecco allora che ho ritenuto di fermarmi al primo passettino [la segnalazione dei pannelli da cambiare n.d.r.]. Ma vista l’occasione illustro, in estrema sintesi, altri piccoli problemi:
- cuscinetto della ruota idraulica (prima che si rompa del tutto);
- portaz che dà acqua alla roggia (un atto vandalico lo ha deformato e bisogna sistemarlo al più presto);
- impianto di illuminazione (le amputazioni che ha subito, la manutenzione carente, uso la parola carente perché oggi è sabato, la verifica dello stato attuale con ciò che funziona e ciò che non funziona);
Forse per questo l’assessore ai lavori pubblici si è intestardito (encomiabile, dopo 6 anni) ed ha preteso la sistemazione dell’impianto. Infatti qualcosa si sta muovendo: ho visto i chiusini dissotterrati, segno che l’intervento è prevedibilmente “approfondito“. Ci sono varie considerazioni da fare e le farò a “chiusura dei lavori”.
Se l’impianto dovesse ri-funzionare adeguatamente, l’assessore ai lavori pubblici potrebbe suggerire al sindaco la possibilità di fare una nuova inaugurazione: dell’impianto rifunzionante, con taglio del nastro e comparsata di qualche politico di alta caratura (non costano granché). Da par mio vi potrei suggerire di calcare la mano sulla valenza di promozione turistica da dare alla cosa, oltre al fatto che (forse) non sarà necessario l’intervento del GAL.
Nel frattempo potete prendere visione dello sforzo evolutivo. Il soggetto mostrato nella foto è stato sottoposto a trauma (la sequenza, a fianco del mulino Calligaro, ritrae il soggetto a maggio, giugno e luglio 2010; la rottura deve essere avvenuta durante l’inverno, credo). Ve ne sono molti altri che si sono spenti senza dare nell’occhio. Per fortuna ora, dopo 6 anni, c’è qualcuno che se ne interessa. Anche questa è evoluzione della specie.