L’amore in tempo di guerra – Ovvero la narrazione di fatti accaduti dopo Caporetto (libro)
(tratto dalla prefazione del libro di Giuseppe Zanella: L’amore in tempo di guerra – Ovvero la narrazione di fatti accaduti dopo Caporetto, Pieve di Cadore, Tipografia Tiziano, Giugno 2022)
Anche quest’anno l’autore ha voluto mantenere quella che è ormai diventata una prassi consolidata: arricchire la sua piccola collana di libri con cadenza annuale ed offrire così ai suoi 25 lettori di manzoniana memoria la continuazione di un legame che si è rivelato per lui molto soddisfacente attraverso il plauso degli estimatori sia locali che dell’intero comprensorio. La narrazione riguarda e si impernia sulla storia di due nuclei famigliari ‘affini’- i Della Stua ed i De Taddio – (ora, purtroppo, estinti) dalle cui fila sono usciti i principali personaggi assunti a protagonisti delle vicende ivi narrate. L’ambientazione riguarda il nostro territorio ed un lasso temporale che abbraccia l’inizio del secolo scorso, il successivo periodo della Grande Guerra ed infine gli anni ’20, con l’avvento della dittatura e la persecuzione subita dall’eroico primo protagonista, il maggiore pluridecorato Pietro Della Stua, e dalla intera sua famiglia.
Si tratta di storie avvincenti e coinvolgenti che mettono in risalto pregi, virtù ed eroismo del citato ufficiale superiore e della sua compagna, coinvolta in un impegno patriottico altamente rischioso. Nell’intreccio degli eventi e nelle more della trattazione, vengono posti in luce e sottolineati i legami sentimentali ed affettivi che legavano (e legano) i due protagonisti destinatari di una perigliosa missione affidata loro dal comando della 8a Armata in territorio occupato dal nemico. L’intreccio degli eventi, i drammatici fatti occorsi all’intero duplice nucleo famigliare, i legami affettivi in ambito ‘parentale’ e l’idilliaco amore che lega i due co-protagonisti, fanno dello scritto un vorticoso alternarsi di pericoli occorsi, di paure e prove inenarrabili e, di contro, di “sentimenti elevati” e di “buoni valori” che, alla fin fine, avranno la meglio su tutte le sofferenze e le avversità affrontate nel lugubre periodo dell’invasione, definito anche come anno della “fame” o anno della “pellagra”(malattia desquamatoria sofferta per mancanza di certe vitamine assenti nella misera dieta di quei tempi).
Ma dopo tante ansie, timori, paure e vessazioni, quando la vittoria pareva arridere anche ai nostri personaggi, ecco che si appalesano altre inaspettate ed imprevedibili prove e difficoltà: arriva infatti la dittatura con il suo carico di vessazioni e persecuzioni anche per i due eroi (oltretutto, superdecorati). Tuttavia, alla fine, i nostri protagonisti riusciranno a superare anche queste frustranti ambasce e difficoltà e si rifaranno una vita piena di soddisfazioni, seppur lontano dalla Patria tanto amata e per la quale tanto avevano dato e sofferto. Il racconto appare insomma come la descrizione di una lunga serie di alti e bassi, una congerie di fatti pieni di ‘pathos’ su cui, comunque, la spuntano sempre i “buoni valori” e gli “elevati sentimenti”, sempre vissuti alla luce del Vangelo e tenendo presenti gli insegnamenti e l’esempio dell’ottimo pievano Don Vincenzo, loro vero maestro di vita.