AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE
di Giuseppe Zanella
Dal canto VI del Purgatorio di tale Dante Alighieri: “Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”…
Siamo al ‘bordello’ dantesco?? Dante intendeva forse descrivere l’Italia come dimora di sofferenza, Italia alla deriva nel pieno di una tempesta, non più signora dei popoli ma luogo di prostituzione… L’assunto vale purtroppo anche ai giorni nostri. Di questi giorni infausti, sarebbe il caso di rievocare l’adagio di un vecchio saggio il quale, pessimisticamente, affermava che “toccato il fondo, è ancora possibile scavare…”
Lo spettacolo inverecondo cui abbiamo assistito in questi giorni da parte di una classe politica indegna del ruolo cui ‘sarebbe’ chiamata e che il fondo lo ha toccato per davvero, dando ampia dimostrazione di un cospicuo ventaglio di aspetti negativi che vanno dalla inettitudine, alla dabbenaggine, dalla protervia, alla inadeguatezza ed autoreferenzialità (e chi più ne ha più ne metta). Tre sono stati, a mio modo di vedere, i personaggi che hanno particolarmente brillato in negativo nella vicenda sconclusionata delle votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica: il “Gran Capitano” leghista, la “Sorella d’Italia” e l’ex “Avvocato del Popolo”, tale ‘Giuseppi’ Conte. Non starò qui a fare la cronistoria delle vicende più significative dalle “Rose dei candidati”, alle prove di forza imbastite sulla figura della ex “pretoriana” del Berlusca, tale Casellati Alberti Maria Elisabetta (“Vien dal Mare”), per finire alla anacronistica, improvvida ed intempestiva presentazione della candidatura della d.ssa Elisabetta Belloni.
Per capire il senso della disfatta di una classe politica alla prova del fuoco dell’atto principale di una democrazia quale è quello della scelta della più alta carica istituzionale della Repubblica, basta ed avanza chiarire un solo aspetto. Da che cosa sono stati mossi i nostri politici ad un tale comportamento? Forse dalla salvaguardia delle “magnifiche sorti e progressive” della nostra Democrazia? O non piuttosto sono stati spronati da meschini interessi personali o di gruppo che nulla avevano ed hanno a che vedere con i migliori destini delle nostre Istituzioni? La inconcludenza del gran Capitano è stata pari solo alle sue farsesche improvvide e continue esternazioni denotanti una totale mancanza sia di tattica che di strategia. Il clou della vicenda è stato il momento del giro per Roma alla ‘questua’ di qualche candidatura purchessia (si dice avvocati e cattedratici di grido), il tutto dopo aver bruciato per insipienza una decina di candidature definite di ‘alto profilo’ (sic!).
E un tale comportamento fa il paio con quello della ‘Sorella d’Italia’: entrambi si erano posti l’iniziale obiettivo di far eleggere, da una maggioranza spuria, un rappresentante della loro coalizione, vantando un primogenitura inesistente, smentita dall’ottino Prof. D’Alimonte. Ed il disegno li ha portati a sbattere con il tentativo di spallata operato mandando avanti la candidatura istituzionale della “seconda carica dello stato” (che alla fine non è stata votata neanche da tutto il partito di appartenenza: Forza Italia; e qui un capitolo a parte riguarderebbe il curriculum della candidata). La protervia, evidentemente, ‘ottunde’ anche la ragione: non si ponevano minimamente le conseguenze di una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo, con le prevedibili conseguenze di una crisi al buio in un momento cruciale e decisivo per i nostri destini democratici e repubblicani, con le problematiche di varia natura ed i nodi incombenti sulle teste dei cittadini e noti all’universo mondo (forse, con la sola esclusione del duo sovranista-populista).
Ma il momento più significativo è stato quello del quasi contemporaneo annuncio, da parte del “Capitano” legaiolo e dell’ex ”Avv.to del Popolo” della candidatura della d.ssa Elisabetta Belloni, dando la cosa per scontata…, tra l’altro con l’inserimento dei voti della “Sorella d’Italia”, quindi con una maggioranza che avrebbe fatto comunque saltare il banco dell’Esecutivo. Levata di scudi di molti politici e conseguente giravolta del ‘Capitano’ e del suo redivivo amico, tale appunto il menzionato ‘Giuseppi’ Conte. In definitiva, l’ipocrisia è regnata sovrana per ben 6 giorni di inconcludenti giri a vuoto alla ricerca di una via di uscita che avesse dato la vittoria a questi improbabili politici da strapazzo. ‘Giuseppi’ poi, secondo alcuni commentatori, doveva avercela a morte proprio con Draghi che lo aveva sloggiato da Palazzo Chigi. Bocciare Draghi significava, in definitiva, andare comunque ad elezioni anticipate (ancora non del tutto esorcizzate) e mettere a repentaglio il PNRR, la lotta alla pandemia, le problematiche sociali ed economiche connesse all’aumento dei costi dell’energia e dei prezzi in generale, alla conseguente inflazione e via discorrendo…
Nessuna visione quindi di una politica alta a difesa e nell’interesse dei cittadini ma solo interessi di bottega (compreso il maturare del diritto alla pensione per non pochi aspiranti in uscita dal palazzo). I dilettanti allo sbaraglio sono, a mio modesto parere, dei Sansoni a cui andava bene il motto “Muoia Sansone con tutti i filistei”. Il rattoppo escogitato, se da un lato, lede alquanto l’intenzionalità di un principio costituzionale sulla durata abnorme del mandato quirinalizio (leggi: intenzioni dei padri costituenti), dall’altro lato pone ancora in mani sicure le sorti della nostra povera Italia…