LE PROCESSIONI VOTIVE AI VARI SANTUARI DEL COMPRENSORIO
Ovvero: Rimembranze delle tradizioni del nostro nostalgico passato, con particolare riferimento alle processioni a Sauris.
di Giuseppe Zanella
Tra le tante manifestazioni che mettevano in risalto la religiosità, schietta e senza alcuna iattanza, dei nostri avi, oltre alle funzioni che in antico si svolgevano presso la chiesa arcidiaconale di Pieve, con processioni molto partecipate e con il rispetto puntiglioso delle precedenze delle varie chiese e confraternite, bisogna far menzione della particolare solennità riservata alle rogazioni, svolte collettivamente, al fine di implorare dalla Divina Provvidenza l’abbondanza dei raccolti. Usanza, quest’ultima, che venne però tosto abbandonata e sostituita dalle rogazioni nelle singole curazie e parrocchie. Le festività, che si ricorda essere state un tempo ben più numerose di quelle che si celebrano attualmente (onorate dalla regola erano, ad esempio, le festività di San Vito, di San Giacomo, di San Martino, di San Maurizio ecc.), vedevano la partecipazione corale delle pubbliche autorità e del popolo.
Antichissima era poi la tradizione delle processioni effettuate ai santuari, in special modo mariani, che erano (e sono tuttora) disseminati nelle nostre e nelle contigue vallate. Giovani e meno giovani di ambo i sessi partecipavano numerosi alle processioni-pellegrinaggio a San Daniele di Vigo, alla Madonna di Borca, alla Madonna del Molinà, a San Candido, alla Madonna di Luggau (quest’ultimo pellegrinaggio è stato ripreso, da qualche anno, a livello interparrocchiale) ed a Sant’Osvaldo di Sauris. Il pellegrinaggio in terra friulana ha sempre avuto una valenza particolare per i nostri avi. Ricordo i racconti di mia madre che vi aveva partecipato alcune volte. Ella mi diceva che, in quelle occasioni, il paese letteralmente si svuotava. La partenza era fissata di sera ed i pellegrini, salmodiando lungo tutto il faticoso percorso alla luce di lanterne a petrolio, arrivavano a Sauris il mattino presto, accolti al suono delle campane quale benvenuto.
Espletate le previste ‘devozioni’ con la partecipazione alla S. Messa, il pranzo veniva consumato al sacco e poi, il pomeriggio, era dedicato alla visita all’incantevole borgo. Alla sera, era d’uopo attrezzarsi per la sistemazione notturna nei vari ‘tabià’ messi a disposizione dalla ospitale popolazione. L’indomani, dopo una visita in chiesa per l’Adorazione ed una preghiera alla Madonna, a San Giuseppe ed a Sant’Osvaldo, veniva ripresa la lunga strada del rientro in paese. Va, a questo punto, doverosamente precisato che, nella prima metà del secolo scorso, il privilegiare questa processione rispetto alle altre menzionate era dovuto al fatto che Sant’Osvaldo, re e martire, era considerato protettore di varie categorie (ad esempio, dei mietitori e dei malati alle ossa), ma a Lozzo, non si sa bene per quale motivo, sorse presto la credenza che il Santo, opportunamente implorato, fosse sensibile alle pressanti istanze di giovinette ed anche, soprattutto, di donne avviate ormai verso un destino di ‘zitellaggio’, tutte comunque anelanti alla grazia (meglio al prodigio) di un buon matrimonio. Ed il Santo, secondo questa credenza, era sempre pronto ad intercedere presso il Signore al fine venissero soddisfatte queste pressanti istanze.
Luogo comune nato dalla fervida mente di qualche buontempone o innocente credenza benevolmente diffusa da qualche soggetto effettivamente convinto del potere taumaturgico specifico del venerato Santo anglosassone? Sta di fatto che le processioni votive notturne a Sauris, aperte dalla Croce astile e lumeggiate dai ‘ferai’, divennero, per diversi anni, partecipate in maniera davvero… esorbitante. Correva voce che, effettivamente, al rientro in paese, qualche ragazza, magari ormai dall’età non più…”verdeggiante”, avesse tosto trovato la dolce metà con cui condividere il resto dei propri giorni. Correva anche voce che Sant’Osvaldo fosse stato, alle volte, talmente efficace e sollecito nei suoi interventi da propiziare ed ottenere dal Signore qualche fidanzamento, presto coronato con gli sponsali, perfino fra gli stessi ragazzi e ragazze partecipanti alle processioni/pellegrinaggio… Questa tradizione religiosa risulta ora abbandonata a livello comunitario, ma non è detto che il pellegrinaggio, con le sue recondite finalità, possa essere ancora effettuato a titolo strettamente personale (o con un contenuto numero di partecipanti), non più deambulanti con gli zoccoli ai piedi, ma comodamente sistemati sui sedili di qualche auto di buona cilindrata…