IL RE MIDA ALLA ROVESCIA
di Giuseppe Zanella
Alla salute delle nostre Istituzioni il nome Matteo porta decisamente jella. Trascuro di parlare, in generale, della scadentissima qualità della classe dirigente politica della nostra derelitta Italia. Tralascio, per ora, anche di infierire sul “papetaro” Matteo milanese, le cui gesta sono attualmente al vaglio dei patri tribunali, la cui parabola politica di grande ‘statista’ risulta alquanto appannata avendo la stessa subito una certa battuta d’arresto (in quanto l’acume politico di tale soggetto ha evidenziato alcune carenze nelle scelte operate al grido di “Elezioni! Elezioni” senza, per esempio, riservarsi uno straccio di opzione alternativa…).
Voglio invece richiamare l’attenzione sulle imprese del bullo di Rignano all’Arno, molto più smaliziato e luciferino dell’omonimo ex conductor padano. L’ego del bullo era ed è talmente spropositato da concepire disegni degni del conterraneo Machiavelli, disegni però che l’ambizione e la boria non riescono mai a concretizzare in risultati politici effettivi. Ricordiamo i passi salienti della ancor giovanile carriera del nostro ex rottamatore. Presidente della provincia di Firenze per breve lasso di tempo, poi tronfio sindaco del capoluogo toscano per grazia ricevuta da sodali e sponsor margheritini; ed a palazzo vecchio, al di là del referenziale autoincensamento, il nostro non ha lasciato indelebile traccia.
Poi, con cipiglio agguerrito ed indomita spavalderia, ha dato l’assalto alla segreteria PD, perdendo una prima volta la competizione con il saggio Bersani. Finalmente, la scalata è riuscita al secondo tentativo effettuato al grido “Rottamare, Rottamare”. Subito dopo ci fu il famoso “Stai sereno Enrico”, rivolto al premier Letta, disarcionato soltanto poche ore dopo tale rassicurazione e subentrandogli istantaneamente, accompagnato da una ciurma di adepti, fra i quali rammentiamo: Maria Elena Boschi (il cui cognome la Pubblica Opinione cambiò tosto in “Etruria”, ricordando gli interventi della suddetta Maria Elena per tentare il salvataggio della banca amministrata anche dal padre) ed il prode Dott. Lotti, attenzionato poi dalla Magistratura Inquirente per varie ipotesi di reato.
E sul proscenio di Palazzo Chigi il nostro ebbe, sulle prime, un successo stratosferico giungendo ad agguantare, alle elezioni regionali, un consenso di oltre il 41%. La megalomania e la supponenza subito lo portarono però a strafare (si ricordano: job-act, aereo presidenziale, ‘Buona Scuola’ e, soprattutto, il referendum costituzionale con la proposta di stravolgimento della nostra Carta fondamentale). E fu così che il popolo lo bocciò sonoramente. Sicuro del positivo risultato che avrebbe raggiunto, egli aveva giurato che, in caso di bocciatura, non solo si sarebbe dimesso, ma avrebbe abbandonato la politica (e la stessa promessa la fece pure la menzionata M.E. Boschi, alias “Etruria”).
Ma del mantenimento di tali promesse il bullo se ne guardò bene… Anzi, perse sonoramente le elezioni politiche, le cui liste erano state da lui infarcite di sodali ed amici, ma intanto riuscì a farsi eleggere senatore nel collegio toscano. Nel 2019 il Renzi fu lesto a cambiare opinione sui 5 Stelle ed a proporre un governo insieme a questi ultimi. Subito dopo però, operò la nota miniscissione, uscì dal PD e formò il suo partito padronale, denominato Italia Viva (ora dato dai sondaggi al 2-3%!) e facendo dimettere le sue due ministre. Con la creazione della crisi, egli pensa evidentemente di poter rimettersi in gioco e di uscire dall’angolo della insignificanza in cui si era cacciato. Il calcolo è proprio quello di far valere il suo potere di interdizione, essendo i suoi voti indispensabili al proseguimento della esperienza di governo.
In ballo, poi, ci sono interessi inconfessabili quali, in primis, la gestione del Recovery fund, la cancellazione della prescrizione, fin qui usata da certi politici per sfangare condanne e galera (gli stessi genitori del nostro potrebbero essere interessati a bloccare la cancellazione e lo stesso bullo non sarebbe immune, nel prossimo futuro, da certe inchieste insieme ad alcuni suoi sodali). Da notare, soprattutto, la ipocrisia manifestata dal soggetto quando afferma di non aver egli determinato la crisi, anzi di operare per il bene degli italiani, dimenticando ed infischiandosene con ciò del drammatico momento che l’Italia sta attraversando e delle conseguenze possibili a seguito di quanto egli si ostina a negare in fatto di responsabilità diretta.
Egli può ergersi a difensore degli interesse degli italiani finché vuole, ma la verità assai più prosaica è che egli è sempre portato a tutelate e perseguire soltanto gli interessi personali suoi e della sua ormai striminzita bottega politica (nel maldestro tentativo di rivitalizzarla). E che egli persegua sempre il suo tornaconto infischiandosi della tragica situazione in cui l’Italia si ritrova (senza governo, con una pandemia dagli esiti imprevedibili, una crisi economica galoppante e provvedimenti impellenti ed esiziali da adottare-vedi Recovery ecc.-) nella fattispecie esiste una lunga ‘letteratura’. Il suo smisurato ego lo ha fin qui sempre portato ad obnubilare, e poi inesorabilmente rovinare, i suoi machiavellici disegni: tutto ciò che questo individuo tocca, a mo’ di Re Mida al rovescio, anziché in oro, si trasforma in rovina.
NB -Da senatore lautamente compensato, si è dato all’improprio ruolo di conferenziere al servizio di dinastie poco raccomandabili, ottenendo compensi lunari. Da ultimo, in piena crisi politica da lui medesimo provocata, è volato in Arabia Saudita per una conferenza di ben 20 minuti alla corte del principe ereditario, soggetto indicato come mandante dell’assassinio del giornalista oppositore Kassogi, ucciso nella legazione di Ankara da sicari, fatto a pezzi e nascosto in una valigia. Ebbene, nella sua conferenza in un inglese alquanto maccheronico, il bullo è riuscito a definire l’Arabia sede di un Nuovo Rinascimento ed ha elogiato perfino il modello del costo del lavoro saudita (lavoro da tutti ritenuto di tipo schiavistico). L’attività milionaria di conferenziere sarebbe inibita ed in contrasto con la attività politica rivestita in patria (il bullo risulta tuttora membro della Commissione Difesa ed Esteri del Senato…) . Da ingordo plateale, non si accontenta dei circa 14.000 Euro mensili quale emolumento di senatore, ma vuole arricchire con denari proveniente, forse, da mani grondanti del sangue degli oppositori.