una cattiva notizia e una buona…
Iniziamo dalla cattiva notizia. L’epidemia legata al coronavirus ha messo a nudo, se mai ce ne fosse stato il bisogno, la plateale, oceanica inadeguatezza degli organelli d’informazione che operano nella bananiera repubblica italica. A partire dai qui-qua quotidiani, tanto le corazzate Potëmkin quali Repubblica, Corriere, la Stampa ecc., che stanno lentamente inabissandosi, quanto i foglietti locali che galleggiano perché portatori della cronaca locale (alla quale è più difficile trovare alternative, per esempio in rete).
Un pullulare indistinto di giornalai-lemming che sgomitano pur di tuffarsi in quel mare di merda che loro stessi hanno creato e che sarà la loro fine. Tutti appecorati a snocciolare narrative trite e ritrite in un chiacchiericcio disgustoso. Tutti piegati a 90 gradi in ossequio al principio d’autorità, al rispetto di regole che calpestano altre regole, all’esaltazione del potere punitivo esercitato dallo sceriffetto di turno, ben consci che è quello più plateale agli occhi del popolino.
Nessuno, per dire, con qualche lodevole eccezione nell’offerta informativa in rete, che abbia deciso di raccontare la Caporetto sanitaria cui abbiamo assistito. Per esempio, nessuno che si sia chiesto come mai nei soli ricoveri per anziani di Lombardia, Veneto e Piemonte ci siano stati più morti di covid che in tutta la Germania (in ogni angolo della Germania, non nei suoi ricoveri per anziani).
E ora la buona notizia: lo sapevamo già. Il coronavirus li ha costretti ad uscire tutti quanti assieme. Ed è uno spettacolo grandioso:
un pullulare indistinto di giornalai-lemming che sgomitano pur di tuffarsi in quel mare di merda che loro stessi hanno creato e che sarà la loro fine