la brentana sul Rio Rin (considerazioni sparse di un indigeno) bis
di Claudio Calligaro
Caro Titolare,
ecco di seguito una seconda serie di immagini che illustrano quanto poco ci voglia, là dove gli alvei dei torrenti vengono lasciati a se stessi, per generare barriere “vegetali” che si oppongono al fluire delle acque e di tutto ciò che le medesime trasportano a valle (con le ovvie conseguenze che ognuno può ora vedere con i propri occhi).
V’è da dire che la “montagna d’acqua”, così l’ha definita il sindaco, pur nella sua eccezionalità, non è riuscita a “sradicare” la vegetazione che tanto rigogliosamente prosperava (vedi anche post precedente), tanto è vero che, parte di essa, la si riscontra ancora ben radicata nelle foto qui proposte e scattate dopo l’apertura delle cateratte del cielo.
Segno, se mai vi fosse il bisogno di sottolinearlo, che la manutenzione dell’alveo con l’estirpamento della vegetazione infestante – segnatamente nel tratto in cui il Rin scorre adiacente alle case del paese – sarebbe stata (ed ovviamente è) doverosa e imprescindibile e avrebbe con ogni evidenza mitigato significativamente le conseguenze che sono oggi sotto gli occhi di tutti.
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