il PD in Veneto vale un cazzo (moscio)
PDE, dovrebbe chiamarsi, partito disfunzione erettile. In Veneto non gli è mai tirato davvero, ma adesso è proprio floscio. Talmente floscio che non riescono neanche più a menarselo, là nella cupa ombra delle oceaniche incompetenze nelle quali si dimenano. Ci vorrebbe una valchiria, come la Moretti, per ridare vita al canotto foffo (questa è ironica, mi raccomando).
Anche il peones dolomitico, perché dall’entrata in parlamento non ha ancora dato segni di affrancamento da tale ovvia condizione di partenza, per quanto si dimeni, sembra un avanotto fuor d’acqua. Diceva l’altro ieri, il peones, per bocca di un titolo del Corriere, «Così si pratica l’autonomia», riferendosi all’elemosina elargita dai nostri confinanti autonomi.
Elemosina comunque conquistata con il coraggio dei Referendum secessionisti, ferocemente avversati dal PD…C – che partito del cazzo! – che pure ha poi sottoscritto un accordo elettorale (quello con il Bard) che in seguito si sono ficcati in culo (certo, l’asfaltatura di Capitan Zaia, primo nel 96% dei comuni veneti, ha dato una mano…).
Se tanto mi dà tanto, guardando anche agli ultimi risultati delle amministrative, se il M5S si dà una mossa, del PD, in Veneto, non resteranno che le frattaglie. E la cosa non mi addolora per niente (è vero, quel che resta non olezza propriamente di rosa, ma almeno non è in decomposizione).
(le anime pie perdonino l’uso del registro linguistico adottato, ma si tratta del PD, sicché qui il linguaggio è quasi morigerato)