Diego Tabacchi, un assessore turistico, gran gourmet e cartomante
Tenero. Lui è assessore “al turismo” al comune di Pieve di Cadore. Ma si merita, come assessore, anche l’appellativo di turistico, in virtù del fatto che, pur non avendo i dati ufficiali in mano (qualunque cosa voglia dire), è certo – proprio de visu – che il bilancio vada considerato in positivo (lui, i turisti, li ha visti in faccia!):
«Pur non avendo ancora a disposizione i numeri ufficiali delle presenze sul territorio di Pieve, il bilancio va considerato in positivo», spiega l’assessore al Turismo Diego Tabacchi, «la testimonianza viene da quanto visto e constatato personalmente, con tantissima gente incontrata nei giorni scorsi sui nostri sentieri, dove la mancanza di neve ha favorito gli spostamenti di gruppo, o anche nei rifugi, sempre pieni, come ad esempio l’Antelao ad esempio. […]»
Non gli si può negare neanche la qualifica di assessore gran gourmet, visto come ti scolpisce quello che sembra essere l’undicesimo comandamento (grassetto nostro):
«Nei nostri rifugi, a differenza di altre località dell’arco alpino italiano, si mangia benissimo, oltre ad avere a disposizione tutti i comfort necessari per stare bene», aggiunge Tabacchi, «in altre località il rifugio offre invece il minimo indispensabile all’avventore, probabilmente in linea con la tipologia di ricettività; ma i numeri premiano la nostra offerta, sempre in grado di soddisfare tutti al punto da essere richiestissimi»
Non ci è dato sapere se l’assessore gran gourmet, quando parla dei rifugi di altre località dell’intero arco alpino italiano, faccia riferimento a strutture tipo il rifugio Baranci o se invece pensi a cose più solitarie, tipo la Capanna Regina Margherita, ma una certezza è granitica: da queste parti “si mangia benissimo“; se andate oltre il confine cadorino e vi capita di dover mangiare, be’, “tirate su le antenne”.
E, soprattutto, nei nostri rifugi si hanno a disposizione tutti i comfort necessari per stare bene (da altre località dell’arco alpino giungono invece racconti raccapriccianti: si racconta di gente che non viene accolta in rifugio se non porta con sé congrua quantità di legna da ardere; e a dormire? Se ti va bene ti danno un pagliericcio… che molte volte ha il nauseante puzzo di vomito, quando non sa di piscio).
Infine la qualifica di cartomante.
«Pieve vanta una posizione strategica, perché meta di sciatori che hanno la possibilità di raggiungere Cortina e San Vito o Auronzo ed il Comelico impiegando lo stesso tempo ma a costi di soggiorno più vantaggiosi. Va detto però che il turismo di Pieve, e del centro Cadore più in generale, in assenza di un proprio comprensorio sciistico, punta su un altro tipo di offerta invernale, più sostenibile ed a maggior contatto con la natura tra ciaspe ed escursioni, attività che peraltro non richiedono alcun impegno di natura economica»
Che già va di lusso, per Pieve, essere in posizione baricentrica, cosicché diventa un gioco da ragazzi – per gli sciatori di cui è meta – prendere la via della Val del Boite, oppure quella della Val d’Ansiei o della Val Comelico in virtù del fatto, badate bene, che essi “impiegano lo stesso tempo ma a costi di soggiorno più vantaggiosi“.
Ma attenzione, perché Pieve – e più in generale tutto il Centro Cadore -, ha una carta in più da giocare: “punta su un altro tipo di offerta invernale, più sostenibile ed a maggior contatto con la natura tra ciaspe ed escursioni…“.
Dev’essere per questo, per tutto questo, che Pieve di Cadore, nel 2014, ha assistito ad un crollo del 27% delle presenze rispetto al 2013 (che già aveva subito una decapitazione del 10% rispetto al 2012).
(ed è sempre per questo, sì è così, che Pieve nel 2014 ha perso, rispetto all’anno 2000, il 60% delle presenze che aveva in quell’anno. E senza avere, nel 2000, i rifugi aperti… 🙂 )