Malga Pian dei Buoi: altri quadrupedi al lavoro (esoterismi turistici) /1
Dopo i “quadrupedi” (cioè i non dipedi) osservati al lavoro al soldo della Magnifica (Mefitica?) Comunità di Cadore, lavoro riguardante i musei cadorini in gol (qui, quo e qua più dedica a Brontolot), segnalo altro campione di esoterismi turistici: il sito infodolomiti.it, emanazione nientepopodimeno che della Provinciazza (la Provincia di Belluno in versione “smart”).
Dunque, si parla di malghe: Malga Pian dei Buoi.
Innanzitutto “Malga Pian dei Buoi” è un’invenzione: non esiste “Malga Pian dei Buoi”. Esiste “una malga a Pian dei Buoi”. Siccome il riferimento “toponomastico” è cesellato nella sezione “Dormire e mangiare” (e non alla malga in quanto ecosistema uomo-vacca-pascolo), tenendo pur conto che si sta sponsorizzando il termine malga con tutto “l’evocativo turistico” associato, sarebbe cosa buona e giusta far seguire a Malga il nome proprio della medesima, che in ladino è Casera de le Vace o in italiano Casera delle Armente.
Detto diversamente: se qualcuno avesse intrapreso un agriturismo dandogli il nome “Malga Pian dei Buoi” (o Malga Col delle Foglie o Malga Sovergna), OK. Negli altri casi andrebbe rispettata la secolare tradizione toponomastica dei luoghi; tradizione che, evidentemente, è sfuggita alla sensibilità dei quadrupedi.
Digressione fotoromantica:
Chiusa al pubblico e attorniata da verdi distese prative (no, a Pian dei Buoi le distese prative non sono verdi, sono fucsia; millenni di isolamento hanno comportato la selezione-evoluzione di una clorofilla fucsia), viene utilizzata principalmente (in rari week-end vi si allestisce un palco per concerti rock) per il pascolo del bestiame: nei pressi della struttura vi si possono infatti trovare (però per “trovare”, è giusto che lo sappiate, bisogna scavare a fondo) vacche, cavalli e capre (anche foche e trichechi, ma prima che partano per svernare alle Svalbard).
Domani facciamo i seri: altro articolo con focus sulla rubrica “Colcazzo che” (è incredibile come, seppur quadrupedi, i nostri abbiano inanellato una così fitta serie di “colcazzo che”). Intanto, se volete esercitarvi da soli, ecco il minestrone (per una completa goduria cliccare – sulla pagina online – anche su “Attività e itinerari”):