musei cadorini in gol (o del dolce stil novo)
Qualche giorno fa abbiamo sollevato un dubbio sul fatto che, per gli aspetti formali, il testo originariamente proposto (nel frattempo è stato sostituito) per celebrare l’entrata in gol di alcuni musei cadorini fosse stato scritto da un bipede. Fra le ipotesi, quella che il testo sia… “scritto da cani”. Siamo qui per argomentare…
Elenco delle chicche dal fine perlage:
- Il percorso di visita si articola in quattro sale principali nelle, quali… (ah, la virgola);
- immagini, filmati e riproduzione di documenti… (riproduzioni; puoi anche fare “una” riproduzione di documenti, ma in questo caso ci va il plurale);
- sono messi in mostra la raccolta degli strumenti… (la raccolta è, gli strumenti sono…);
- Nella sede è presente inoltre parte degli arredi della latteria la lunga fontana in cemento con acqua corrente… (nella prima parte della frase siamo al limite: certo è che” è presente parte degli arredi”… “suona da cani”; nel suo insieme la frase è, diciamo, naif; altri direbbero… “sconclusionata”; chiamarla poi “fontana” è licenza poetica; evocare l’ “acqua corrente” è, inoltre, di grande effetto scenico: sembra quasi che l’acqua stia correndo anche ora, adesso, in questo momento…);
Ora, noi tutti siamo certi che, nonostante questi innegabili “errori”, il pianeta Terra se ne sbatta allegramente della cosa e stia continuando a girare come ha sempre fatto. Nondimeno dobbiamo anche ritenere che, dopo tutti i rulli di tamburo e le squillanti trombe, trombettine, trombettuccole fatte squillare per celebrare con giubilo pieno il varo dei musei cadorini in gol, errori come quelli segnalati non dovrebbero sussistere neanche nell’immaginazione. Anche perché chi ha svolto quel lavoro ha percepito enne bes (non sarebbero accettabili, quegli errori, neanche se fossero stati opera volontaristica).
Insomma: se vuoi fare lo sborone, sborone devi essere (altrimenti corri il rischio di fare il ciula). Inoltre, se la Regione Veneto ha provveduto all’inventariazione di “buona parte della collezione museale”, ti costa davvero tanta fatica ficcarci lì un link (farci dono di un link) al quale ci possiamo fiondare per godere fino in fondo questa nuova ed esaltante avventura culturale?
(sorvolo – perché andiamo oltre la forma – su quanto mi sgorga dal cuore se penso alle caldaie in rame e al vapore che scalda il latte, soprattutto lì dove si dice che tutto ciò fosse “un’innovazione non da poco per una piccola latteria”; siamo agli inizi del 1960, corro con la mente a James Watt che lasciò le miserie umane nel 1819, dopo aver inventato il motore a vapore, e mi chiedo se in quel lasso di tempo – tra il 1819 e il 1960 – il vapore non sia stato artefice, in queste ubertose valli, di altre stupefacenti innovazioni…)