il Cadore in fiore (divagazioni balconistiche)
(premessa à la Catalano: “è meglio sposare una donna ricca, bella e intelligente che una donna brutta, povera e stupida”; a voi l’applicazione nell’ambito balconistico…)
Torno alla rubrica “il Cadore in calore” con animo mesto. Sulla prima pagina del foglio cadorineggiante (credo sia il numero di giugno, il mese della fertilità…) appare “una cosa”, un ammasso turismico denso di teatralità floreale. Leggere per credere: “Su ogni balcone un vaso di fiori”:
[…] Se tutti si adoperassero in questo senso si potrebbe parlare di un autentico salto di qualità sul piano dell’accoglienza. E non c’è dubbio che è questa la strada da intraprendere se si vuole puntare sul turismo.
E’ un compito difficile, ma qualcuno lo deve pur fare. Ripetete con me:
non è il balcone fiorito
che fa l’accoglienza…
porca di quella troia,
è il fare accoglienza
che porta (anche)
al balcone fiorito!
Il discorso da farsi sarebbe lunghetto, ma devo dar acqua ai gerani, quindi concludo (nel rispetto delle opinioni di tutti): finché troveremo queste str…anezze anestetizzanti su questi giornali, finché, in particolare, ci saranno persone disposte ad esaltarsi per questi editti etilici (se non proprio lisergici), saremo condannati alla mediocrità più grigia. Ho detto.
(se bastasse un balcone fiorito per, come si dice sul Cadore in calore, “parlare di un autentico salto di qualità sul piano dell’accoglienza” gli Inuit avrebbero già tempestato di fiori “glaciali” i loro iglù; quando si arriva a parlare del balcone fiorito come “elemento di redenzione”, vuol dire una sola cosa: siamo nella merda pervasiva!)