le ferrate, il CAI e le linee di minima
La carne è debole: l’ha detto poco fa, per giustificarsi, l’ennesimo parroco scoperto a sgropparsi – devotamente – l’altrettanto devota (al di lui ammennicolo) moglie. Vale anche per il CAI: se la ferrata viene proposta, per esempio, da qualche autorevole “8000”, allora si usa la linea di minima, se la propone Peoceto si usa quella di massima (per quel che conta, cioè una mazza). Comunque, in linea di massima, il CAI dice no a nuove ferrate. Lo diceva anche 10 anni fa, e di ferrate… a gogò.
Usa, il CAI, la linea di minima anche riguardo all’eliski – e più in generale all’elitaxi -, alla motorizzazione dei sentieri, alle motoslitte. Dice no! E’ vero: dice. Ma tra il dire e il fare… c’è sempre di mezzo…
la linea di minima.
«Il Club Alpino Italiano dice di no, in linea di massima, all’apertura di nuove ferrate», afferma il portavoce Bruno Zannantonio, «quelle che ci sono bastano e avanzano. Si tratta, semmai, di provvedere alla loro manutenzione, attraverso, se necessario, una ristrutturazione»
(avete perfettamente idea – vero sì che ce l’avete? -, di quante ferrate ci potete ficcare nelle pieghe di quella “linea di massima”. Ad maiora!)