A PROPOSITO DI “BAMBOCCIONI” E DI PROMESSE RENZIANE
di Giuseppe Zanella
Il compianto Padoa-Schioppa aveva usato per i giovani d’oggi l’aggettivo sostantivato “bamboccioni” non però in termini dispregiativi come gli avversari, all’epoca, avevano voluto far credere. Forse, l’intendimento dell’ex ministro del II° governo Prodi (uno dei massimi esperti economici del dopoguerra) era quello di dare una benefica scrollata ai tanti giovani delusi dalla disoccupazione e dall’ormai cronico precariato, invitandoli ad uscire dal guscio famigliare ed accettare di cimentarsi con il groviglio di difficoltà immani dell’epoca presente, magari adattandosi a lavori momentaneamente non consoni al grado di istruzione acquisito.
Le cronache politiche di questi giorni sono tutte incentrate sulla politica muscolare attuata da un vero bamboccio (in senso letterale) della politica italiana, il quale, di fronte alle vacue e non mantenute promesse, non trova di meglio che rilanciare continuamente alzando l’asticella dei suoi pseudo programmi sia in termini quantitativi che temporali. La realizzabilità, infatti, dei suoi fantasmagorici piani viene proiettata nel tempo da cadenza mensile a cadenza triennale (i mille miracolosi giorni che dovrebbero vedere l’Italia di nuovo in piedi !!).
Parlo dell’uomo ‘nuovo’ di Riano Val d’Arno, di colui che, a distanza di 24 ore, smentì sé stesso e, da quello storico “Letta stai sereno”, passò allo sfratto, scalzando senza un minimo di coerenza il rivale dalla seggiola di Palazzo Chigi. Il nostro ci ammansì subito un piano di “riforme” epocali da attuarsi ciascuna ogni 30 giorni. Promesse evidentemente di marinaio, compresa la bubbola degli 80 Euro, già abbondantemente elisi da tutta una serie di gabelle centrali e periferiche (basti pensare alla parziale discrezionalità offerta agli esausti Comuni in materia, ad esempio, di Tasi e di addizionali IRPEF).
Ora il logorroico parolaio dalle facili promesse, perfetto erede del pregiudicato brianzolo al cui sodalizio riformatore sembra essere tanto avvinghiato, vede avvicinarsi la resa dei conti. Le attenuazioni del rigore europeo vagheggiate con la presidenza semestrale dell’Unione si sono rivelate una utopia toscaneggiante, le rosee previsioni in campo economico segnano tempo perturbato su tutti i fondamentali (Pil, rapporto deficit-pil, disoccupazione, debito pubblico, pareggio di bilancio ect.). Che fare allora in questo fosco quadro? Che ti escogita il chiacchierone senza costrutto per prevenire e parare le accuse di inconcludenza ed inadempienza?
Escogita una riforma “violenta” (sua l’aggettivazione), quella del lavoro, imperniata non tanto sulla drastica riduzione del cuneo fiscale e sugli ammortizzatori sociali quanto sul rinverdire l’inutile polemica sulla abolizione delle garanzie stabilite con il tanto vituperato articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ed il nostro blatera che sarebbe iniquo avere cittadini di serie A (i così detti tutelati) e cittadini di serie B (nuovi assunti, precari e quant’altro, non tutelati in fatto di licenziamenti). Meglio per l’uomo di Riano togliere le garanzie a chi ora le detiene e rendere tutti i cittadini di serie B.
Questo per far contenti Alfano e Sacconi (NCD) ed il noto pregiudicato (il cui intento, a suo tempo, dopo il comizio di Cofferati ai 3milioni di lavoratori, non riuscì a portare a compimento). Ma poi, è proprio con questo provvedimento che si crea occupazione e si raddrizza la barca di una nazione disastrata come la nostra, ferma come è nel mare procelloso di una crisi mai vista finora? La crisi, che io sappia, si supera con gli investimenti, con la innovazione, con le riforme vere (leggi: diminuzione degli oneri sul costo del lavoro ed aumento conseguente nelle buste paga, fra le più basse nella UE!!!). A forza di blaterare, il bamboccio fiorentino cade in tutta una serie di contraddizioni, pure con sé stesso. Infatti, non più tardi di qualche mese addietro, egli affermò che l’articolo 18 era un falso problema. Ora la virata è a tutto campo…
Registro che, da qualche giorno, il Matteuccio nazionale viene via via criticato da un sempre maggior numero di personalità della politica, della economia, dell’industria, del giornalismo. De Benedetti e perfino l’amico di sempre, Farinetti, esprimono riserve sulla posizione espressa dal governo. Per non parlare del fondo domenicale di Scalfari o della odierna presa di posizione, un affondo tremendo, del direttore del Corriere De Bortoli. Senza contare quanto espresso dalla Magistratura. Non vorrei che le tanto reclamizzate ’riforme’ fossero soltanto annunci strumentali e provocatori al fine di forzare gli eventi, costruirsi insomma un alibi (“non mi lasciano lavorare”) e si trasformino presto in una specie di grimaldello per provocare elezioni in tempi brevi.
Giocare d’anticipo, lo sappiamo ormai tutti, è una specialità peculiare del giovane inquilino d Palazzo Chigi. Sarebbe certamente un modo spregiudicato per mascherare le proprie difficoltà, le proprie inadempienze, i propri fallimenti. Resta solo da fare un auspicio per il bene dell’Italia. Speriamo proprio di non essere caduti dalla padella berlusconiana alla brace fiorentina del novello pseudo Savonarola e che, da un deprecabile ventennio, non si passi a un altro ventennio nero come la pece.
N.B. Ecco alcune delle espressioni usate dal Direttore Dr De Bortoli sul Corriere di oggi:
“Renzi non mi convince per come gestisce il potere. Se vorrà cambiare verso al paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suo nemici: sé stesso. …
Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del Presidente del Consiglio è però ipertrofica.
…..La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si dice: si faranno. Esiste il fondato sospetto che siano stati scelti per non far ombra all’uomo solo al comando. … La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. …. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee. L’irruenza può essere una virtù ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. … Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. … Il Marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso.”
Ed ecco la chiosa: “Auguriamo a Renzi di farcela. Non può fallire perché falliremo anche noi. Al mattino si guardi allo specchio, indossando la camicia bianca pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuole alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E nemmeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.”