quadrilogia blozziana (3): tutti i colori fuorché il nero
Ieri sera il BLOZ è stato visitato da @informatissimo che, se non fosse per il tema incalzante del commento, potrebbe concorrere al premio trolletto dell’anno. Dice il nostro:
Vi agitate tutti per niente, Manfreda ha aspettato inutilmente la preannunciata e temuta visita di Danilo. Danilo non è potuto andare per mancanza di tempo, e allora Manfreda gli da ancora cinque anni di tempo perché lo possa andare a trovare in comune, se questa non è democrazia !
Ovviamente c’è una spiegazione alternativa. Un sindaco non ha la prerogativa di convocare un cittadino per sapere perché scrive quel che scrive, per esempio, sul BLOZ. Un cittadino, invece, ha sempre la possibilità di andare – quando vuole, quando lo ritiene più opportuno (ovviamente nelle finestre pubbliche stabilite) – dal sindaco per chiedere lumi. Al massimo il sindaco può inventarsi una scusa, ma il suo compito è quello di dare risposte (le sue). Questo perchè è il sindaco al servizio del cittadino e non viceversa.
Ora, io ho fin dall’inizio impostato tutto sul piano pubblico e vi è soverchiante evidenza che quello che scrivo qui lo si può leggere in qualsiasi parte del mondo: più pubblico di così. E’ il sindaco a non aver voluto darmi una risposta pubblica, qualsiasi essa fosse, preferendo la partita privata (qui qualche argomentazione in più sull’argomento). Non me ne dolgo perché vi darò conto di quanto mi dirà: solo che sarà la mia versione dei fatti, mancando la sua. Ma non dubito che crederete a quanto vi dirò.
Ad ogni buon conto lo ripeto: niente, niente al mondo (escludendo eventi che dovessero cancellarmi dalla faccia della terra, tiè) potrebbe mai togliermi la soddisfazione di sentire gli argomenti del sindaco riguardanti le motivazioni per le quali il BLOZ sarebbe da biasimare. Quindi, @informatissimo, mettiti il cuore in pace.
La tua temerarietà mi dà anche l’opportunità di proporre un nuovo contributo, il terzo, alla quadrilogia blozziana. Il concetto si sposa con quanto detto precedentemente.
Qui comando io: sono io che decido se, quando e come. Sono io che decido i colori.
«Questo non è un qualsiasi consiglio comunale del cazzo».
(E poi ho quel video in lengoa veneta che devo decidermi di fare)
Ecco, cocco de mamma tua, l’hai capita ‘sta cosa o te lo spiego una seconda volta con altre parole? Fammi sapere. Nel frattempo goditi questa terza parte della quadrilogia blozziana (ricordatevi di dare ad essa il giusto inquadramento prospettico, magari leggendo la note riportata sotto il video).
Insomma:
«Andiamo avanti lo dico io».
Avete capito tutti quello che vi ho detto?
(ad ogni buon conto la cosa non finisce qui perché ho in serbo una quadrilogia – niente paura, sarà di grande sintesi – con la quale fornire altri spunti sul perché io, il qui presente corsaro, non ponga la figura del sindaco fra le proprie massime aspirazioni; la risposta andrà cercata, per chi lo vorrà fare, in ognuno dei quattro contributi che ho in animo di pubblicare, tenendo conto che non tutti pesano allo stesso modo e che uno – in particolare – mi si addice quasi totalmente)