Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto: le regioni avanzate d’Italia perdono competitività in Europa
Ha fatto parecchio clamore lo scivolamento di posizione della Lombardia nella classifica 2013 del RCI – Regional Competitiveness Index – elaborato dalla Commissione Europea. Nel 2010 vi fu la prima edizione, seguita da quest’ultima che è ancora in versione “bozza” o “preliminare”, quella definitiva uscirà il prossimo ottobre, ma che è stata ugualmente anticipata alla stampa. L’indice generale è composto da 11 sottoindici “pilastri” che indagano attraverso una settantina di variabili i diversi aspetti della vita di una regione (infrastrutture, sanità, istruzione, innovazione ed efficienza tecnologica, mercato del lavoro, corruzione, efficienza e stabilità istituzionale ecc.).
La Lombardia era l’unica regione italiana che nel primo rapporto rientrava fra le prime 100 regioni su un totale di 268, occupando il 95° posto. Nel rapporto di questi giorni ce la troviamo, la Lombardia, sempre prima fra le regioni italiane, ma calata al 128° posto. Anche il Veneto, che occupava il 146° posto, ora è scivolato di 12 posizioni al 158°. L’Italia nel suo insieme, la baldraccona, che era 16ma nel 2010 su 27 paesi, è ora 18ma su 28 paesi (ma è al 24° posto per efficienza istituzionale e 26° per accesso a nuove tecnologie). Poi c’è la Sicilia, per dire, che occupa il 235° posto su 262 regioni; ma tutto il sud è allineato con le più povere regioni dell’est europeo e della Grecia.
Va detto per i nostalgici del miracolo lombardo che l’indice RCI-2013 non è direttamente correlato al Pil prodotto dalla regione, cosicché si può ancora dire che la Lombardia è stata la sesta regione europea per Pil in termini assoluti (dati 2008), anche se considerando il Pil pro capite (sempre del 2008) la posizione salta alla 29ma, comunque lusinghiera.
Mettetela come volete ma l’Italia nel suo insieme sta trascinando a fondo le regioni che finora sono state motore dello sviluppo italico, Lombardia prima fra tutte, seguita dall’Emilia-Romagna e dal Veneto: basti pensare al residuo fiscale che è stato da esse generato in questi ultimi 20 anni, un fiume di denaro che continua ad essere rapinato dallo Stato italiano per creare il nulla. Se come Veneto non imbocchiamo la strada dell’indipendenza al più presto ci priveremo della possibilità di riagganciare la ripresa, perché quando ci sarà il nostro tessuto produttivo, già in via di smantellamento per una pressione fiscale che non ha pari in nessun’altra parte del mondo, sarà ridotto in cenere. E allora affonderemo tutti, ma per sempre.