De Martin, scenda da quella nave!!! Agli ordini, comandante Quinz!!!
Per un lungo attimo, prima di realizzare il contesto, mi sono sentito un capitano Schettino al contrario. Ricordate l’invettiva della capitaneria di porto?: «Salga a bordo, cazzo!». Qui, al contrario, «Scenda da quella nave, cazzo!». Nell’esortazione a me rivolta via email l’oggetto per signore non c’era, l’ho aggiunto io per mantenere inalterata la medesima tensione drammatica che accomuna le due situazioni: il disastro dell’isola del Giglio e lo status di Cenerentola della Nostra Terra, in perenne ricerca di un rasserenante accomodamento istituzionale.
L’esortazione giuntami via email è dunque «De Martin, scenda da quella nave!!!», a supporto della quale il mittente allega il seguente articolo pubblicato sul blog Auronzo Politica Nuova:
Tutti siamo oramai consapevoli che la nave Italia affonderà. e presto.Possono raccontarci che va meglio, ma è solo per tenerci buoni.Bisogna pensare cosa fare di noi.Credo che sia il caso di confrontarci seriamente non solo sulle avvenenze di questa o quella soluzione, ma sulle possibilitá che queste abbiano attuazione.Proviamo a mettere sul piatto alcune ipotesi, aprendo la discussione ai sostenitori o ai denigratori di ognuna di queste tesi. Siamo qui per questo. […]
Mi preme ora rassicurare il mittente Andreas Quinz che, in relazione a questi temi, qui sfonda una porta aperta. E’ da quando ho l’uso della ragione che considero lo stato italiano un occupante di queste Terre, da esso sottratteci senza alcuna vera legittimazione popolare. E da tempo semino, per quel che posso, il verbo indipendentista (vedi tag veneto-stato e indipendenza).
Detto questo, mi preme tuttavia rimarcare che la voluttuosa e procace Indipendenza (la mora), femmina che mi ha stregato negli anni della mia giovinezza e che continua magneticamente ad affascinarmi, non mi impedisce di riservare le necessarie attenzioni all’Autonomia (la bionda), in tutte le occasioni in cui mi passa vicino e posso a lei cortesemente avvinghiarmi. Ovviamente sono ben conscio delle chiare differenze che distinguono le due, ma un rassicurante tuffo lì in mezzo lo trovo degno di essere vissuto, con vibrante passione, nei confronti di entrambe.
Chiarito ciò non dovrei correre il rischio di apparire un laido opportunista, pronto a gettarsi tra le braccia dell’una o dell’altra a seconda delle convenienze, cosa che di questi tempi potrebbe non essere poi così disdicevole. L’esuberanza non mi ha ancora lasciato del tutto e credo quindi, confidando nella loro necessaria capacità di comprensione, che potrei degnamente soddisfarle entrambe e, vicendevolmente, avere da ognuna di esse ciò che meglio e più gelosamente sanno custodire.