senti Enrico Letta e pensi ‘benedetta sia la Lega’
Ieri mi sono visto in streaming 3-4 minuti della trasmissione Lo Spoglio nella quale si confrontavano Oscar Giannino per Fare ed Enrico Letta per il PD.
Ho tenuto duro quei 3-4 minuti. Ho dovuto, perché parlava Letta, un politico nauseante dall’apparenza perbenista. Ha sostenuto che fra i primissimi provvedimenti del PD al governo vi sarà l’introduzione della tracciabilità fino a 100 euri. Così vedremo mafia, ndrangheta e camorra apparire (per ora occhieggiano solo) anche a queste latitudini (qui fra le valli intendo). Un altro ragioniere (senza offesa per la categoria) che si spaccia per economista. Disgustoso.
Ma Letta ha detto anche una verità profonda: “non ci spaventa l’eventuale ingovernabilità al Senato (l’accordo con Monti c’è già, ndr), sarebbe terrificante perdere la Lombardia“.
Il ragioniere del PD non è un mona qualsiasi: che te ne fai di Roma (dice Letta, lo ha proprio detto, non lo sto interpretando) se le regioni che producono quasi il 50% del PIL italiano sono a trazione leghista e con l’idea (finalmente, ndr) di affrontare il modo serio la “Questione Settentrionale“? Ecco, senti Letta parlare e pensi subito …
benedetta sia la Lega
Non per quello che ha fatto, perché non l’ha fatto, ma per quello che comunque si è creato attorno ad un “comune sentire”. Un bacino di elettori che sono stufi di essere munti, che sono stufi di essere depredati per il 70% del loro tempo da uno stato di marmellata che – tra l’altro – questi soldi estorti con la forza li dilapida, perché se servissero alla crescita del sud ce ne potremmo fare anche una ragione.
Se in Lombardia dovesse vincere il PD+laghengadisinistra alleata la regione verrà trasformata in un satellite romano che nel giro di un decennio si deindustrializzerà del tutto, portando i lombardi dalle vette della Baviera – con cui si possono ancor oggi confrontare – alla melma del profondo sud assistito dallo stato con i più classici metodi clientelari. La fine dei lombardi è già segnata: sarà un testa a testa fra Ambrosoli e Maroni.
Al di là di questi ragionamenti, bisogna che al nord si radichi profondamente un forte movimento indipendentista, che sappia ascoltare ed interpretare ciò che sta accadendo alla Catalogna ed alla Scozia e che faccia breccia nello “stupore” della gente depredata (andando a pescare nel serbatoio leghista). Indipendenza Veneta ci sta provando. In Veneto c’è un grande fermento anche in relazione alla possibilità di indire il referendum per l’indipendenza del Veneto, in Lombardia invece – a parte l’Unione Padana – si devono ancora svegliare dallo “stupore generale”.
Con questa chiave di lettura, trovandomi in Lombardia, mi dovrei turare il naso e votare ancora Lega Nord, per avere Maroni presidente.