Centro Cadore: dalle visioni del sindaco di Calalzo ai voli pindarici di quello di Lozzo
Il 20 gennaio 2011, parlando della ipotizzata Comunità montana unica cadorina, così terminavo un articolo sull’argomento:
[…] La sfida vera (e seria) si dovrebbe giocare soprattutto sul fronte “interno” dove i risultati non dipendono dal contadino/regione. Lì si che i campanilismi si dovrebbero mettere da parte, non solo a parole. Sto parlando del comune unico, entità immaginifica, che potrebbe portare a reali benefici in termini di efficienza di spesa.
Fare una CM più vasta è un gioco da ragazzi. Mettere insieme due comuni “…so cazzi”, amari per giunta. Fatti, non pugnette. Provare per credere.
Sembra quindi che, da allora, i nostri sindaci abbiano fatto i compiti a casa. Delle visioni del sindaco di Calalzo, che vede come percorribile la fusione fra comuni “omogenei” (salvo stabilire quale sia il criterio di omegeneità), limitando lo sforzo al numero medio di tre delle nostre attuali municipalità centro cadorine, ho già detto in Centro Cadore: le visioni accorpanti o fusioniste del sindaco di Calalzo.
Sono convinto che è la proposta più sensata pur con i distinguo già evidenziati nell’articolo, soprattutto quelli riguardanti il chi ed in particolare il come (il problema fondamentale è stabilire quindi quali debbano essere le condizioni da creare per evitare che da macchine amministrative efficienti, quali dovrebbero essere le fusioni, non diventino de-ficienti con aggravio di spese per le comunità fuse).
Sembra di capire che ben oltre la visione del sindaco di Calalzo si spinga la visione di quello di Lozzo, che è giunto ad ipotizzare – con un volo pindarico davvero audace – un Comune unico per tutto il Centro Cadore (19.000 abitanti). E par di capire – leggendo l’articolo – che non si tratti di una “semplice” unione dei servizi, ma proprio di una mega fusione delle municipalità (per la verità la parola fusione non è mai stata usata, ma non mi sembra possano essere lette e interpretate diversamente le seguenti affermazioni: un chiarimento al riguardo da parte del sindaco pindarico sarebbe auspicabile).
[…] Per imprimere veramente una svolta nell’amministrazione del territorio, non serve l’unione dei Comuni montani, come prevede la legge regionale: è necessario unire le forze dei nove Comuni che oggi formano la Cm Centro Cadore, costituendo un unico Comune. L’unione dei Comuni montani sarebbe solo una riedizione dell’attuale Cm»
Bisogna quindi unire le forze, perché soltanto unificando i Comuni sarà possibile avere un governo locale più efficiente e con un peso politico maggiore. E’ un’operazione delicata ma necessaria. Nel rispetto delle singole identità, per me è possibile dare vita ad una municipalità che unisca tutto: problemi e risorse per risolverli, intelligenze e progettualità»
Ora, io ho sempre affermato che il ritorno ad un organo com’era la Magnifica Comunità di Cadore mi andrebbe benissimo: ma la Magnifica era il consesso delle singole comunità autonome (i vari comuni) e quindi diventava espressione delle medesime. Qui si ipotizza invece di giungere ad un Comune unico di 19.000 abitanti con 9 comuni fusi assieme appassionatamente (e poi, attenzione: perché noi vediamo Pieve come un comune, ma chi lo amministra deve vedere le realtà di Nebbiù, Tai, Pozzale, Sottocastello e Pieve stessa come entità ben disgiunte). La cosa mi sembra, davvero, pindarica (sarei tentato di dire vaneggiante, ma diamo atto della buona volontà di guardare avanti).
Attenzione però a guardare troppo avanti, come si è fatto con l’Unione europea (che per me è sempre stata una baldracca): per stare tutti uniti in Europa ci siamo accorti che dobbiamo rinunciare alla sovranità dei singoli stati. E detta così la cosa non suona neanche male, perché pensi ai vantaggi (ed il clima sembra amichevolmente colloquiale). Ma poi arriva sempre la realtà a mordere, ed allora le cose diventano difficili da digerire, soprattutto se sei piccolo. Fuor di metafora, non sempre grande è bello. Mi piacerebbe poi se il volista pindarico, una volta toccato terra, spiegasse come vedrebbe garantito il “rispetto delle singole identità“.
Nono Tino disea: calche ota l union fa la forza, ma calche ota l union fa la spesa.