Toscani e la riduzione dei Comuni ‘dal basso’
Il mondo visto da laggiù ha un’altra forma, anche quando l’argomento è la cosiddetta ottimizzazione del numero dei comuni:
D’accordo sulla necessità di ridurre il numero di Comuni, anche il leghista cadorino Matteo Toscani: «Sì, 69 sono realmente troppi, visto anche il particolare momento storico che stiamo vivendo. Ma attenzione, l’aggregazione dei Comuni dovrà essere un processo che parte dal basso, con i cittadini chiamati a smuovere i sindaci dal loro assurdo immobilismo. Restando alla finestra, infatti, c’è il rischio di veder calato dall’alto questo processo di razionalizzazione. Meglio sarebbe che fosse il territorio a governarlo…».
Di grazia, potrebbe mica, il leghista (o legaiolo?) cadorino, descrivere le modalità con cui, dal basso, i cittadini potrebbero smuovere i sindaci dal loro immobilismo?
Che l’immobilismo dei sindaci sia proverbiale è sotto gli occhi di tutti: un qualsiasi mammut rinchiuso fra i ghiacci all’epoca dell’estinzione si sta, in questo momento, muovendo più velocemente. Ma risulta quanto mai difficile immaginarsi che – sulla questione – i piccoli campanili, quelli che ognuno di noi “cittadini/elettori” – a torto o a ragione – porta dentro il proprio cuore, non ci accomunino strettamente agli immobili sindaci.
Ma se la gente non si smuove neanche di fronte alle peggiori nefandezze della casta, sia questa parlamentare o regionale, vi è forse la speranza che essa, il popolo, si coaguli attorno all’idea di “fusione dei comuni” al punto da giungere a scuotere l’immobilismo dei sindaci? Ma via, è più facile per un banchiere diventare una persona onesta.
Scartata quindi l’ipotesi sudamericana per la quale el pueblo unido ecc. ecc., troppo rivoluzionaria per i sonnolenti bellunioti appartenenti al dissoluto Club dei 69, non resta che la pluricollaudata forma ad inculam del decreto governativo (meglio se montiano, più godibile da tutte le fasce sociali). Semplice e risoluto. E comunque, sempre “dal basso“.