La Baldracca Comunitaria Europea (BCE) si interessa delle Province
Se la BCE, la Baldracca europea con funzioni di banca centrale, si interessa delle nostre Province vuol dire che ne è riconosciuto il forte legame tra esse ed il territorio che sottendono. In poche parole, annullare le Province ha il senso di soffocare i focolai di rivolta che in questa Italia potrebbero, sempre più facilmente, sprigionarsi. E se sarà, sarà la provincia d’Italia ad infiammarsi per prima. Altro che spending review: qui si tratta di controllo delle masse.
Naturalmente, siccome non siamo nati ieri, sappiamo che all’ombra delle Province vive anche un sottobosco politico affaristico e clientelare del tutto analogo, anche se in scala ridotta, a quello che sta soffocando il Paese. Ma la ragione prima è sempre riconducibile alla presenza dei partiti ed alle loro logiche di spartizione. In buona parte dell’Europa, la Baldracca lo sa benissimo, il territorio è amministrato a livello “locale” da enti che hanno la funzione delle nostre province. Perché la Baldracca non incita anche la Germania e la Francia ad eliminare le loro “Province”?
Dicono, i “draghetti” di Francoforte che accorpare le Province «sarebbe l’unica, vera misura di taglio di costi della politica»”. Lo so, lo so, vi siete piegati dalle risate e ora state rantolando per riprendere fiato. Quante volte l’abbiamo detto? Dei 13 miliardi del costo di funzionamento della macchina provinciale solo 510 milioni (il 3,9%) è attribuibile ai “costi della politica” (vedi studio CGIA Mestre). Il resto va in servizi che altrimenti dovrebbero essere erogati da altri enti (regioni e comuni) con – tra l’altro – probabili maggiorazioni di costi: edilizia scolastica, promozione del turismo, manutenzione della rete viaria stradale ecc..
Il governicchio montiano ha messo mano al “taglio delle province” con un decreto che le trasforma in enti di secondo grado (svuotandole di significato: vedi intervento di Onida). Cioè ha sottratto l’ente alla scelta della gente mediante libere elezioni (cui il BARD si è recentissimamente opposto con un ricorso al Tar), consegnandolo nelle mani bucate dei partiti che assalterebbero la diligenza attraverso i sindakos, almeno quelli legati ai partiti (e sono la maggior parte).
Il centro studi della Baldracca ha parlato ad ogni buon conto di “accorpamento”, non di “eliminazione”. Chissà se si è accorta che l’UPI, Unione Province Italiane, ha da mo’ elaborato una proposta che va proprio in questa direzione. Naturalmente, elaborando questa proposta l’Upi ha messo il naso su tutti gli enti di eufemistica dubbia utilità, tipo comunità montane, consorzi e tutto il resto del ciarpame pseudo amministrativo. Ed è forse per questo che la proposta non piace: sparirebbero un sacco di posticini da spartire “tra i partiti”, le cui funzioni verrebbero incanalate sotto la regia provinciale riformata.
Una Provincia riformata (con un risparmio preventivato di 5 miliardi), ma governata per via elettiva dando la parola alla gente e non data in pasto alla voracità dei partiti ed alle loro logiche spartitorie (con relativi banchetti sulle spalle dei cittadini).