Monti vedeva un aumento del PIL del 10%, l’Istat vede un calo del fatturato industriale del 4,4% su base annua
Dovreste ricordarvi dell’alcolica dichiarazione di Monti riguardante un tasso di crescita per l’Italia del 10%, da lui profetizzato il 20 gennaio alla trasmissione Otto e mezzo. Sottolineavo che il FMI aveva da poco pubblicato le proprie ipotesi di crescita per il nostro paese nel 2012 ponendole a meno 2,0%.
Recentemente il bocconiano Francesco Giavazzi è intervenuto sul Corriere con un articolo che ha freddato il povero Monti. Ecco un passo dell’articolo (il neretto è mio):
[…] Come fa un investitore che deve scommettere su un cambio di passo dell’Italia a fidarsi? La fiducia sta creando le condizioni per la sua stessa dissoluzione. Il risveglio potrebbe essere brusco. Mentre il governo continua a costruire i propri programmi sull’ipotesi che l’economia nel 2012 si contragga dell’ 1 per cento, il Fondo monetario internazionale prevede un -2,2% e i maggiori investitori internazionali una forchetta fra -2%, nell’ipotesi più favorevole, e -4% in quella meno favorevole, con una mediana di -3%. Con questi numeri il deficit rimarrà sopra il 4% del Pil e il debito ricomincerà a crescere.
Oggi l’Istat ha comunicato i dati relativi a fatturato e ordinativi di gennaio:
Netto calo per il fatturato dell’industria nazionale a gennaio, sceso su base mensile del 4,9% e su base annua del 4,4% (corretto per effetti calendario). Il dato è fornito dall’Istat, sottolineando come il ribasso tendenziale è il più consistente da novembre 2009, soprattutto a causa dell’andamento del mercato interno. Stesso discorso per gli ordinativi dell’industria, che lo scorso gennaio sono diminuiti del 7,4% su base mensile (dato destagionalizzato), e del 5,6% su base annua (dato grezzo). Sempre a gennaio 2012, per quanto riguarda il fatturato degli autoveicoli, il calo su base annua è stato dell’8,8%, mentre gli ordinativi sono diminuiti del 6,1%.
Se l’Istat non ha fatto confusione con la destagionalizzazione dei dati, un calo del fatturato mese su mese del 4,9% e del 4,4% su base annua (ma peggio ancora il calo degli ordinativi) non rappresentano una notizia proprio confortante. Dal lato del PIL proiettato a fine anno, la cosa potrebbe tradursi come una conferma in chiave horror di quanto precedentemente visto, ipotizzando una contrazione del 5%. Ma se cala il fatturato cala anche l’introito della rapina fiscale e, ciò che più conta, senza taglio della spesa pubblica – che non c’è stato – il rapporto debito/PIL schizzerà in alto come un geiser.
Quello che abbiamo visto è gennaio. Potrebbe migliorare (visto il crollo degli ordinativi è da dubitare). Ma potrebbe anche peggiorare. Aspettiamo con fiducia i dati relativi a febbraio. E speriamo che anche l’Istat ci abbia messo lo zampino.
Comunque, caro Monti, per uno che prevedeva un 10% di crescita (pur non avendo specificato in quanti decenni), ipotizzare di trovarsi a fine anno con un meno 5% non deve essere tecnicamente esaltante. La vera preoccupazione, giunti a quel punto, sarà: ci avviteremo verso il fondo?